L'Europa deve ridurre quasi tutte le emissioni di gas serra entro il 2050. Questo traguardo sarà già di per sé abbastanza difficile da raggiungere, ma il poco conosciuto Trattato sulla Carta dell'Energia potrebbe diventare una pericolosa minaccia per raggiungimento degli obiettivi per il clima da parte dell'Europa e dei suoi Stati membri.
Febbraio 2021
L'Europa deve ridurre quasi tutte le emissioni di gas serra entro il 2050. Questo traguardo sarà già di per sé abbastanza difficile da raggiungere, ma il poco conosciuto Trattato sulla Carta dell'Energia potrebbe diventare una pericolosa minaccia per raggiungimento degli obiettivi per il clima da parte dell'Europa e dei suoi Stati membri. Con questo Trattato le parti contraenti (inclusi tutti gli Stati membri dell'Unione europea eccetto l'Italia) garantiscono agli investitori diritti di ampia portata: se un investitore ritiene di essere stato leso nel suo diritto a un "trattamento giusto ed equo", può citare in giudizio lo Stato in dei tribunali arbitrali, per ottenere risarcimenti da miliardi di euro. Il Trattato fu firmato negli anni '90 per dare protezione alle imprese occidentali che investivano nell'energia in Stati dell'ex Unione Sovietica, ritenuti spesso rischiosi per i potenziali investitori. Oggi, però, è usato principalmente dalle aziende europee per fare causa agli Stati europei. La minaccia delle cause legate al Trattato sulla Carta dell'Energia (ECT) potrebbe impedire agli Stati di adottare politiche per il clima ambiziose negli anni a venire, o meglio: sta già succedendo.
Dalla nostra indagine risulta che:
L’infrastruttura del fossile che il Trattato sulla Carta dell’Energia protegge in Europa, Gran Bretagna e Svizzera ha un valore di 344,6 miliardi di euro, più del doppio dell’intero budget annuale dell’UE ed equivalente a 660 euro per cittadino europeo.
Tre quarti dell’infrastruttura fossile protetta dal Trattato sono giacimenti di petrolio e gas naturale (€126 miliardi) e oleodotti (€148 miliardi)
Dato che gli investitori possono fare causa non soltanto per il valore delle infrastrutture ma anche per la perdita di profitti futuri, l’importo effettivo di possibili richieste di risarcimento potrebbe essere molto più alto.
Le imprese non devono neanche intentare causa per annacquare le leggi sul clima, il semplice fatto che possano farlo può essere sufficiente per influenzare le decisioni a riguardo. A volte addirittura le aziende minacciano i governi apertamente.
Se una volta il Trattato sulla Carta dell’Energia era progettato per proteggere gli investimenti in Stati con situazioni legali incerte, ora il 74% dei casi ECT sono cause di investitori europei nei confronti di Stati europei.
Anche se ufficialmente la Commissione ha trovato una posizione comune nella modernizzazione del Trattato sulla Carta dell’Energia entro metà febbraio 2020, gli Stati europei sono divisi su come affrontare la questione. La Francia e la Spagna si sono addirittura schierate per il ritiro, opzione ancora possibile.
Anche avendo una linea di condotta comune, non è chiaro se il Trattato sulla Carta dell’Energia potrebbe essere modernizzato. Questa decisione richiederebbe l’unanimità e il Giappone ha già dichiarato che bloccherà tutti i cambiamenti.
Uscire dal Trattato è semplice: gli Stati possono essere citati in giudizio fino a 20 anni dopo il recesso. Dopo che l’Italia ha lasciato l’ECT nel 2016, l’azienda petrolifera britannica Rockhopper le ha fatto causa nel 2017 per il divieto di estrazione di petrolio e gas naturale nelle vicinanze della costa, affermando di aver perso 275 milioni di dollari in investimenti e profitti futuri. Il lodo arbitrale è atteso per la primavera del 2021.
Il sistema dei tribunali arbitrali è un circolo chiuso con giudici che ricoprono molteplici ruoli in un sistema che permette loro di intascare parcelle praticamente illimitate (e pagate con soldi pubblici).
Il management del Segretariato della Carta dell’Energia (l’organo amministrativo del Trattato) ha stretti legami con il settore dei combustibili fossili.
Nel dicembre 2019, i membri dell’ECT hanno deciso di fare una “pausa temporanea nell’emissione di inviti a entrare nell’ECT” a causa del dibattito sulla modernizzazione del Trattato. Il budget principale dell’ECT per il 2021 (nutrito dai contributi degli Stati membri) prevede però una spesa di quasi mezzo milione di euro per le politiche di consolidamento, espansione e sensibilizzazione. Tre Stati africani sono allo stadio di ratificazione del Trattato e dieci altri paesi sono in punti diversi del processo per entrarci. A detta dei critici, corrono un alto rischio di essere citati in giudizio non appena vengono aggiunti al Trattato.