30 ottobre 2023

Russia: l’Europa importa 13 miliardi di euro di metalli “critici” nonostante le sanzioni

Pascal Hansens
Pascal Hansens
Sigrid Melchior
Sigrid Melchior
Maxence Peigné
Maxence Peigné
Harald Schumann
Harald Schumann
Malgrado le numerose sanzioni in vigore contro Mosca, il commercio di materie prime critiche e strategiche tra Russia e UE prosegue indisturbato. Un’analisi di Investigate Europe rivela che le aziende europee continuano a investire miliardi in società minerarie legate al Cremlino.
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, i 27 paesi UE hanno adottato 11 pacchetti di sanzioni mirate al commercio di materie prime come petrolio, carbone, acciaio e legname. Tuttavia, il traffico di numerose materie considerate dall’UE “critiche” o “strategiche” (34 per la precisione) continua ininterrotto tra Russia ed Europa, finanziando imprese statali e aziende di proprietà degli oligarchi.

Mentre alcuni alleati dell’Europa cercano di interferire con il settore minerario russo (il Regno Unito, per esempio, ha vietato l’importazione di rame, alluminio e nichel russi), l’UE non ha interrotto le importazioni. Come scoperto da Investigate Europe, a più di un anno dall’invasione, Airbus e altre aziende europee continuano ad acquistare titanio, nichel e altre risorse da società vicine al Cremlino.

Tra il marzo del 2022 e il luglio di quest’anno, l’Europa ha importato materie prime critiche e strategiche per un valore di 13,7 miliardi di €, rivelano dati forniti da Eurostat e dal Centro comune di ricerca UE. Più di 3,7 miliardi di € sono stati investiti tra gennaio e luglio 2023, 1,2 dei quali solo in nichel. Lo European Policy Centre stima che fino al 90% di alcune tipologie di nichel utilizzate in Europa proviene da fornitori russi.

“Come mai non sono state vietate le materie prime critiche? Perché sono critiche, no? Dobbiamo essere onesti”, ha ammesso l’inviato speciale per le sanzioni dell’Unione, David O’Sullivan.

L’Unione è alla disperata ricerca di materie prime critiche che possano aiutarla a raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Queste trovano utilizzo in sistemi elettronici, pannelli solari e automobili elettriche, ma anche in industrie più tradizionali come quella aerospaziale e bellica. Eppure, a fronte di un’elevata domanda, le materie critiche risultano distribuite in modo non uniforme e l’offerta in generale scarseggia.

“La guerra in Ucraina ha dimostrato chiaramente come la Russia sia disposta a militarizzare la propria ricchezza di risorse chiave. Per noi europei questo è inaccettabile”, sostiene Henrike Hahn, europarlamentare tedesca dei Verdi attualmente al lavoro sul nuovo Critical Raw Materials Act.

Le importazioni europee non contribuiscono solo ad alimentare l’economia di guerra russa: finanziano direttamente gli oligarchi legati al Cremlino e le aziende statali. Per quanto l’UE abbia adottato sanzioni mirate nei confronti di alcuni importanti azionisti, nessuna restrizione è stata applicata alle imprese minerarie. Stati Uniti e Regno Unito hanno invece applicato sanzioni dirette su numerose aziende, isolando l’UE ed evidenziandone l’approccio ipocrita.

Un’analisi dei dati doganali russi mostra come Vsmpo-Avisma, il più grande produttore di titanio al mondo, abbia venduto titanio per almeno 308 milioni di $ all’UE tramite le proprie filiali tedesche e britanniche tra febbraio 2022 e luglio 2023. Vsmpo-Avisma è controllata in parte da Rostec, conglomerato nazionale per la difesa. Le due entità hanno come presidente Sergei Chemezov, stretto alleato di Putin, con il quale ha lavorato come agente del KGB in Germania Est negli anni ‘80.

Sia Chemezov sia Rostec sono stati colpiti dalle sanzioni UE e hanno partecipato alla fornitura di carri armati e armi all’esercito russo. Bruxelles non ha applicato sanzioni dirette a Vsmpo-Avisma, mentre gli Stati Uniti hanno vietato le esportazioni verso l’azienda il 27 settembre sulla base del suo “coinvolgimento diretto nella produzione e manifattura di titanio e prodotti metallici per l’esercito e i servizi di sicurezza russi”.

Tra i principali clienti di Vsmpo-Avisma in Europa c’è Airbus, colosso del settore aerospaziale parzialmente controllato da Francia, Germania e Spagna. Tra l’inizio della guerra e il marzo 2023, Airbus ha importato titanio dalla Russia per almeno 22,8 milioni di $, quadruplicando i profitti e le tonnellate spostate rispetto ai 13 mesi precedenti.

Vsmpo-Avisma ha smesso di nominare i propri clienti nelle bolle doganali il 14 marzo 2023, ma niente sembra puntare a un significativo cambio di tendenza. L’importazione di titanio in Francia ha registrato un lieve calo tra questa data e il luglio 2023; in questo mese, Airbus inseriva ancora l’azienda tra i propri fornitori

“Non abbiamo commenti da fare riguardo ai dettagli e all’evoluzione del nostro approvvigionamento di titanio”, ha affermato un portavoce di Airbus. “In linea generale, Airbus sta incrementando la produzione di velivoli commerciali e questo ha un certo impatto sui volumi di acquisto”. Il gruppo sta lentamente riducendo la propria dipendenza dalle esportazioni russe, ha proseguito il portavoce, aggiungendo che vietare l’acquisto di titanio russo per l’aviazione civile “spingerebbe l’industria russa a concentrarsi sul settore della difesa”.

Le altre aziende russe, a differenza di Vsmpo-Avisma, hanno scelto di non menzionare i propri clienti nelle bolle doganali. I dati disponibili sono comunque sufficienti a dare un’idea del loro lucrativo rapporto con i paesi occidentali. Tra l’inizio della guerra e il luglio 2023 Nornickel, leader mondiale nella produzione di palladio e nichel di alta qualità, ha esportato in UE nichel e rame per un totale di 7,6 miliardi di $ tramite società controllate in Finlandia e Svizzera. Ha inoltre spostato palladio, platino e rodio per oltre 3 miliardi di $ attraverso l’aeroporto di Zurigo. Nel 2022, quasi la metà delle vendite effettuate da Nornickel sono finite in Europa. Bruxelles non ha imposto sanzioni al gruppo né al suo presidente e azionista di maggioranza, Vladimir Potanin, oligarca ed ex vicepremer attualmente sotto sanzioni statunitensi e britanniche.
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Anche il gigante dell’alluminio Rusal, proprietaria della più grande raffineria europea di allumina (triossido di alluminio) in Irlanda e di una fonderia in Svezia, approfitta dei paradisi fiscali per vendere minerali in Europa. Nei 16 mesi successivi all’invasione dell’Ucraina, le sue aziende commerciali con sede in Jersey e Svizzera hanno contribuito al commercio di alluminio verso il blocco per almeno 2,6 miliardi di $. Stando ai dati di Rusal, nell’agosto del 2023 l’Europa rappresentava ancora un terzo dei suoi ricavi totali. Azionista principale di Rusal è l’oligarca Oleg Deripaska, sanzionato dall’UE e dai suoi partner occidentali.

Secondo l’ONG anti-corruzione Transparency International, è inspiegabile che questo settore abbia schivato ogni sanzione, considerati questi ben noti collegamenti. "Sono parte del sistema e finanziano la guerra di Putin”, afferma il responsabile delle politiche senior Roland Papp. “È del tutto logico vietare l’importazione di queste materie prime critiche dalla Russia, come è già stato fatto per altri settori e prodotti”.

Dall’inizio della guerra numerose aziende europee hanno acquistato metalli da produttori russi: tra queste si contano la tedesca GGP Metalpowder (66 milioni di $ in rame), il produttore d’armi francese Safran (25 milioni di $ in titanio) e la greca ElvalHalcor (13 milioni di $ in alluminio). L’operatore logistico olandese C. Steinweg ha gestito per conto dei propri clienti il trasporto di metalli critici per un valore di almeno 100 milioni di $.

Safran ha confermato che gli acquisti di titanio da Vsmpo-Avisma proseguono, con l’impegno però di ridurre la dipendenza dalla Russia. GGP Metalpowder ha affermato che “non esiste una vera alternativa ai nostri fornitori russi”. C. Steinweg sostiene di rispettare regolamenti e sanzioni. ElvalHalcor, Vsmpo-Avisma, Rusal e Nornickel non hanno rilasciato dichiarazioni.

Abbiamo aumentato la nostra dipendenza dalla Russia. È stato un errore assoluto, gravissimo.

Roland Papp, Transparency International

All’inizio della guerra, l’Europa acquistava da produttori russi il 30% del suo nichel, il 35% della sua allumina e il 15% del suo alluminio, come descritto in una nota interna dell’associazione Eurometaux e confermato da IE. La Russia è responsabile del 41% della produzione globale di palladio e fino al 25% di quella di vanadio.

“La Russia occupa una parte importante dell’Eurasia e possiede immense riserve strategiche di materie prime critiche, alla pari con quelle cinesi”, afferma Oleg Savytskyi dell’ONG ucraina Razom We Stand, aggiungendo che “la bassa densità demografica, il governo autoritario e l’assenza a livello pratico di tutele dei diritti umani e ambientali ha incentivato tremendamente gli investimenti nel settore estrattivo russo”.

Sarebbe stato necessario risolvere questa estrema dipendenza del sistema europeo già da tempo, sostiene Roland Papp di Transparency International. "Abbiamo avuto tutto il tempo per reagire. L’annessione della Crimea è avvenuta nel 2014 e l’invasione della Georgia risale addirittura al 2008. 15 anni fa! Cos’abbiamo fatto invece? Abbiamo aumentato la nostra dipendenza dalla Russia. È stato un errore assoluto, gravissimo".

Secondo una fonte diplomatica polacca, la Polonia ha cercato di convincere l’UE a “staccarsi completamente” dalla Russia in diverse aree, “ma per preservare l’unità e l’efficienza nell’imposizione di nuovi pacchetti di sanzioni abbiamo accettato di rinviare alcune specifiche manovre fino a nuovo ordine”.

L’applicazione delle sanzioni UE richiede l’unanimità tra gli Stati membri e le differenze di interessi economici finiscono spesso per indebolire i pacchetti. La nona serie di sanzioni, che ha vietato nuovi investimenti nel settore estrattivo russo a partire da dicembre 2022, includeva una deroga per specifiche materie prime critiche. Di conseguenza, le aziende europee hanno continuato a finanziare l’estrazione di nichel, titanio e altri metalli chiave nelle miniere russe.
La Commissione Europea non ha commentato riguardo a un’eventuale proposta di divieti all’acquisto di materie prime critiche. Una fonte UE ha commentato che questo potrebbe doversi al fatto che “le sanzioni sono progettate per colpire i propri bersagli e proteggere al contempo gli interessi europei”.

Non sarà facile liberare l’UE dalla sua dipendenza dalle materie critiche e strategiche russe. Le sfide sono molteplici: sostituire i fornitori, stringere nuove partnership internazionali e reperire materie prime, come titanio o rame, di qualità e prezzo paragonabili a quelli che la Russia può offrire. 

Imporre nuove tariffe o chiudere i rapporti troppo rapidamente potrebbe causare un’impennata globale dei prezzi, che danneggerebbe i clienti europei a vantaggio di Mosca. Un divieto potrebbe spingere India, Iran e China ad aumentare gli acquisti, accelerando l’esaurimento delle riserve di materie prime critiche a danno delle industrie europee.

Tymofiy Mylovanov, presidente della Kyiv School of Economics, ritiene che sarebbe difficile imporre un divieto a causa della crescente domanda a livello globale e della dipendenza europea dalla Russia. “In totale, nel caso di questi materiali, il danno inflitto all’economia russa da un divieto UE potrebbe essere meno grave dell’effetto sulla produzione europea”, ha affermato l’ex Ministero dello sviluppo economico e del commercio ucraino.

I dati commerciali dell’ONU mostrano come, pur a fronte di una riduzione nelle importazioni UE di rame, nichel e alluminio russi negli ultimi due anni, le entrate dalla vendita di nichel e alluminio sono rimaste stabili. Il commercio di nichel dalla Russia all’Europa ha generato 1 miliardo di $ nella prima metà del 2021 e 1,1 miliardi di $ due anni più tardi.

L’Unione sta cercando di rimediare alla situazione. A marzo la Commissione Europa ha presentato il Critical Raw Materials Act (CRMA), una nuova normativa con l’obiettivo di ridurre la dipendenza europea dalle materie prime critiche di paesi terzi.

“Il rischio di una guerra in Europa non era presente negli ultimi decenni e la Russia era considerata una fornitrice affidabile”, afferma l’europarlamentare tedesca Hildegard Bentele, relatrice ombra per il CRMA presso il Parlamento Europeo. “L’UE deve intervenire subito in aiuto delle aziende europee affinché riescano a ridurre la fornitura di MPC dalla Russia, se non sostituirla completamente il prima possibile".

Nelle prossime settimane l’Alto rappresentante europeo e per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Joseph Borrell, proporrà il dodicesimo pacchetto di sanzioni, che verrà poi discusso dagli stati membri. Bruxelles spera che il pacchetto possa rinnovare la pressione sull’economia russa, indebolendo di conseguenza l’offensiva in Ucraina. Non sembra siano previste limitazioni sull’acquisto di materie prime critiche.


Editor: Chris Matthews Grafici a cura di: Marta Portocarrero
Una versione di questo articolo è stata pubblicata online sul nostro media partner italiano Il Fatto Quotidiano il 30 ottobre 2023.

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