Così l’Ue finanzia il colosso degli armamenti israeliano

Georgina Choleva/Spoovio

Maria Maggiore
Maria Maggiore
Leïla Miñano
Leïla Miñano
Konstantina Maltepioti
Konstantina Maltepioti
11 giugno 2025
Attraverso la greca Intracom, 15 progetti della Difesa hanno ricevuto soldi pubblici. Tra questi, i droni da usare a Gaza
Difficile immaginare che dietro la trentennale fabbrica di armi Intracom Defense, circondata da alberi di ulivo e vigneti alla periferia nord di Atene, si nasconda la più grande compagnia pubblica di armamenti israeliana, la Israeli Aerospace Industries (IAI). Niente all’entrata lo fa credere: il logo di IDE resta lo stesso; il cda è ancora interamente greco. Eppure dal maggio 2023, l’israeliana IAI ha acquisito il 95% della società greca, entrando di fatto nella corsa al riarmo europeo e nella spartizione dei fondi europei per la difesa.

Anche se la compagnia israeliana IAI è una delle società più attive a Gaza, per ammissione del suo stesso ad, Boaz Levy, che nel novembre 2023 affermava come IAI svolga “un ruolo centrale nella guerra di ferro”, scatenata da Israele all’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre. Il fiore all’occhiello di IAI sono i droni militari Heron o i Robotzer, i bulldozer senza pilota, ben conosciuti dai palestinesi.
Secondo le analisi di Investigate Europe e del consorzio greco Reporters United, Intracom Defense sta partecipando a ben 15 progetti del Fondo europeo per la Difesa (FED), di cui sette sono partiti dopo l’inizio dell’attacco su Gaza il 7 ottobre e dopo l’invio, da parte della Corte Penale Internazionale, di un mandato di arresto per crimini di guerra al Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.

Lo stand IAI alla fiera della difesa Defea di Atene, pochi giorni dopo l'acquisizione di Intracom Defense nel maggio 2023.Defea


Ma tutto questo non sembra preoccupare nè la Commissione europea che continua a firmare nuovi progetti con Intracom, nè le compagnie europee che partecipano a questi progetti, tra cui la nostra Leonardo, nè i sette governi che hanno cofinanziato il più controverso di questi progetti, Actus, per lo sviluppo di un drone armato, che presto potrebbe essere usato a Gaza.

Il Fondo europeo per la difesa (FED), voluto nel 2017 dall’allora Presidente della Commissione Jean Claude Juncker per rafforzare l’industria europea della difesa, riserva il suo bottino di 7,9 miliardi solo alle compagnie europee. Ma una clausola del suo regolamento permette la scappatoia: basta che la società e il paese di appartenenza (in questo caso la Grecia) forniscano delle (non meglio precisate) “garanzie” e la partecipazione è ammessa.

A niente sono servite le rischieste di accesso ai documenti: le garanzie sono segrete e non vengono divulgate, cosi ha spiegato un portavoce dell’esecutivo europeo: «Intracom Defense è stata ritenuta idonea a partecipare ai progetti EDF». Aggiungendo che «i progetti sono stati selezionati solo dopo valutazioni tecniche e giuridiche approfondite».

Intracom Defense è stata ritenuta idonea a partecipare ai progetti EDF. i progetti sono stati selezionati solo dopo valutazioni tecniche e giuridiche approfondite

Un portavoce della Commissione europea


IAI non ha risposto alle richieste di commento al momento della pubblicazione. E Intracom Defense ha solo ribadito di essere "una società greca registrata e operante in Grecia, da oltre vent'anni una delle aziende greche leader nel settore della difesa e della sicurezza in Europa". Nessuna menzione del suo assetto proprietario, pertanto ben registrato nei bilanci annuali dell'israeliana IAI.

Il deputato europeo belga Marc Botenga (Sinistra) ha affermato che l'accordo riflette una “questione di sicurezza strutturale” del FED che consente la partecipazione di terzi non appartenenti all'UE.

“Se si accettasse la logica del FED come programma europeo, affinché sia fedele al suo nome, gli enti controllati da un paese terzo o da un ente di un paese terzo non associato dovrebbero essere esclusi dal finanziamento. Ciò significa eliminare tutte le scappatoie attualmente presenti, tra cui l'articolo 9 del regolamento”, ha affermato Botenga, membro della commissione per la sicurezza e la difesa al Parlamento europeo.

Se si accettasse la logica del FED come programma europeo, gli enti controllati da un paese terzo dovrebbero essere esclusi dal finanziamento. Ciò significa eliminare tutte le scappatoie attualmente presenti

Marc Botenga, eurodeputato belga del gruppo The Left


Investigate Europe e Reporters United hanno analizzato tre progetti, tutti partiti a fine 2024, quando la situazione a Gaza era già catastrofica e si contavano più di 40 mila morti. I primi due, TRITON e MARTE, mirano a sviluppare rispettivamente una tecnologia di sicurezza informatica basata sull'intelligenza artificiale e dei carri armati da combattimento. Quest'ultimo, MARTE, acronino di Main ARmoured Tank of Europe, coinvolge le italiane Leonardo e Iveco.

Nessuna delle due società italiane ha risposto alle nostre domande su un’eventuale necessità d’interrompere questo progetto. Leonardo non ha risposto neanche su un’eventuale sospensione delle sue attività in Israele, dove dal 2022, tramite la sua consociata americana Leonardo Drs, possiede la società Rada Technologies, specializzata nella produzione di radar tattici militari, che dai giugno 2023 ha firlato un contratto con il Ministero della Difesa israeliano per la fornitura di sistemi radar tattici per veicoli.

Ma il progetto europeo più controverso è ACTUS, il cui scopo è di armare il drone francese Patroller e fornire la certificazione Nato al drone di sorveglianza greco Lotus. La greco israeliana Intracom defense è la coordinatrice del progetto, ricevendo da Bruxelles 14 milioni, mentre la francese Safran riceverà 10 milioni.

In totale il finanziamento con fondi pubblici europei ammonta a 42 milioni.

Il resto, per arrivare ai 59 milioni, verrà da 7 governi europei : Francia, Belgio, Grecia, Cipro, Svezia, Finlandia e Norvegia. Tutti governi solidali, lo scorso 20 maggio, con la proposta olandese di sospendere l’Accordo di associazione Ue-Israele e sempre più critici verso il governo Netanyahu. Ma, nel frattempo finanziano lo sviluppo di armi con lo Stato israeliano.
Una panoramica del progetto EDF Actus e dei suoi partecipanti.


Il ministro degli Esteri svedese ha affermato che la revisione dell'Accordo di Associazione con Israele dovrebbe andare oltre e ha chiesto sanzioni dell'UE contro i ministri israeliani. Ma le aziende svedesi hanno ricevuto oltre 3 milioni di euro per progetti FED avviati dopo il dicembre 2024 che coinvolgono la greco-israeliana Intracom Defense.

“La violenza cieca del governo israeliano e il blocco degli aiuti umanitari hanno trasformato Gaza in un luogo di morte, per non dire in un cimitero”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot a maggio, secondo quanto riportato da Reuters. Allo stesso tempo, Safran, una società partecipata dallo Stato francese, sta collaborando con Intracom Defense, di proprietà di IAI, al programma di sviluppo dei droni.

“Come si può sostenere la pace quando, allo stesso tempo, attraverso un fondo che dovrebbe rafforzare la difesa europea, si mette in gioco l'industria israeliana, che sta commettendo un crimine di genocidio e il cui leader è oggetto di un mandato d'arresto per crimini contro l'umanità?”, ha dichiarato Elluin di Amnesty International, riferendosi al mandato d'arresto emesso dalla Corte penale internazionale nel novembre 2024 contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Il governo israeliano ha denunciato i mandati di arresto dell'ICC e respinto tutte le accuse di genocidio formulate da Amnesty e da altri.

Rispondendo alle domande di IE e Reporters United, Norvegia, Svezia e Belgio hanno dichiarato che non è loro responsabilità stabilire l’elegibilità di una compagnia, ma è compito dell’esecutivo europeo e dello Stato dove la compagnia risiede. 


Evento di lancio ad Atene per i partecipanti al progetto Actus, dicembre 2024.Intracom Defense

«Indirettamente, i fondi europei e gli Stati rafforzano la macchina da guerra israeliana», commenta Tony Fortin dell'Osservatorio sull'armamento.

I governi coinvolti scaricano sulla Commissione e, in questo caso sul governo greco, la reponsabilità  della valutazione etica dei progetti. Ma il sistema messo in piedi «è molto discutibile», spiega Laetitia Sedou, della Rete europea contro il commercio di armi (Enaat). Se infatti il regolamento FED chiede il rispetto del diritto internazionale e della carta europea dei diritti, la loro valutazione è «affidata a un’autocertificazione delle compagnie stesse, analizzata poi dalla Commissione con un gruppo di esperti, la cui indentità resta pero’ segreta».

La valutazione etica dei progetti è affidata a un’autocertificazione delle compagnie stesse, analizzata poi dalla Commissione con un gruppo di esperti, la cui indentità resta pero’ segreta

Laetitia Sedou, Rete europea contro il commercio di armi (Enaat)


“L'autocertificazione in questo settore è ovviamente insufficiente nella migliore delle ipotesi, una barzelletta nella peggiore”, afferma l’eurodeputato belga di sinistra, Marc Botenga. “È chiaro che l'attuale quadro del FED non impedisce in modo sufficiente che i progetti finanziati dall'UE contribuiscano a violazioni del diritto internazionale umanitario”.

Il 16 maggio 2025, Intracom Defense ha annunciato tre nuovi progetti finanziati dal Fondo europeo per la Difesa.

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