“Senza api non c’è vita”: l’oasi ronzante di Rovigo

Credit: Lorenzo Buzzoni

“Dopo la laurea in agronomia, ho preso un’altra strada. Ma alla fine il richiamo della natura è stato troppo forte”, mi racconta Matteo de Simone mentre indossa la sua tuta gialla anti-puntura. Man mano che ci avviciniamo alle arnie, le api iniziano a ronzarci in torno in modo frenetico. Matteo ha in mano uno spruzzino che diffonde fumo nell’aria: “Il fumo significa ‘fuoco in vista’ per le api e questo le rende meno preoccupate della nostra presenza”.  

Questa piccola porzione di campagna veneta, piena di piante di lavanda e prati selvatici, è diventata un rifugio per centinaia di migliaia di api. Per de Simone, che lavora per un’azienda di logistica, il prato in fiore è la realizzazione della passione di una vita. “Ho iniziato questo progetto perché voglio lasciare qualcosa che duri nel tempo”, dice il 51enne.

Il progetto Saving Bees, lanciato nel 2019, ha la missione di risvegliare una “coscienza apistica” tra i cittadini e ad avvertirli che “senza api non c’è vita”.


Credit: Lorenzo Buzzoni
Il progetto ha creato una “oasi delle api” completamente naturale e priva di pesticidi su un terreno di 1,5 ettari.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura stima che delle 100 specie di colture che forniscono il 90% del cibo a livello mondiale, 71 sono impollinate dalle api. Quasi l’80% delle specie di fiori selvatici e l’84% delle specie coltivate nell’UE dipendono in parte dagli insetti per la produzione di semi.

Ma con l’accelerazione dell’agricoltura su scala industriale, dell’uso di pesticidi e dei cambiamenti climatici, aumentano anche i pericoli per le api. Gli apicoltori dell’Europa occidentale hanno infatti avvertito che il numero di colonie è diminuito negli ultimi 15 anni, mentre gli esperti hanno stimato che quasi una specie di api selvatiche su 10 rischia l’estinzione in Europa. Nel frattempo, il divieto di alcuni pesticidi neonicotinoidi dannosi per le api è stato criticato dopo che diversi Stati membri dell’UE sono riusciti ad aggirare le decisioni del 2018.

L’uso eccessivo di pesticidi è stato la forza trainante di quella che Greenpeace Italia ha dichiarato una “strage silenziosa” di api. I ricercatori lombardi hanno scoperto che il numero di api è crollato di 12 milioni nella primavera del 2022, avvertendo che le cifre dello spopolamento regionale sono probabilmente la “punta dell’iceberg”.

“È stato dimostrato che i neonicotinoidi, anche al di sotto della dose letale, causano neurotossicità nelle api, che non sono più in grado di orientarsi”, afferma de Simone. “Non potendo tornare a casa, la famiglia si impoverisce e non può più sopravvivere”.


Un breve filmato sul progetto Saving Bees a Rovigo, in Veneto.

Saving Bees ha creato un'”oasi delle api” completamente naturale e priva di pesticidi sul suo terreno di 1,5 ettari. Nel prato sono tornate aree ricche di fiori che hanno permesso alle api di riprodursi, impollinare e diffondersi sul territorio.

“La natura ha bisogno di disordine, di molte specie diverse, di molte piante diverse, non di monocolture”, aggiunge de Simone. “Ma [il settore agricolo] falcia continuamente gli argini dei fiumi, diserba i campi, e così non ci sono più fioriture”. 

L’Europa conta 2.000 specie di api selvatiche e sebbene la consapevolezza dell’importanza delle api per la biodiversità sia aumentata e le campagne abbiano mobilitato milioni di cittadini, alcuni esperti sostengono che le iniziative spesso si concentrano erroneamente sulle api da miele.


Credit: Lorenzo Buzzoni
Matteo de Simone spera che il suo progetto risvegli una “coscienza apistica” tra i cittadini.

“Le api mellifere sono in realtà molto utili per la produzione di cibo, ma solo in alcune colture, e in realtà come impollinatori non sono necessariamente buoni come le specie di api selvatiche”. Il professor Phil Stevenson dei Kew Gardens di Londra afferma che “Non possiamo semplicemente fare a meno di tutte queste altre specie selvatiche, perché tutte contribuiscono in modo significativo all’impollinazione”.

Sebbene il progetto Saving Bees si basi sul programma “adotta un alveare” e sulle vendite del miele per i finanziamenti, il suo fondatore afferma che l’aspetto più importante rimane il benessere delle api. “Aspettiamo con calma che si servano per prime”, spiega. “E solo dopo che hanno messo da parte le riserve prendiamo il miele in eccesso”.

De Simone, che ha recentemente aperto un secondo progetto nel vicino Trentino, non sta però aspettando che il nuovo regolamento dell’UE faccia il suo corso a Bruxelles. Sta andando avanti per la sua strada. “Qualche tempo fa si parlava di lasciare le aree incolte”, dice. “Ma perché lasciare aree incolte? Creiamo aree fiorite in aree incolte”.