San Siro: i regali del Comune di Milano ai fondi nei paradisi fiscali

San Siro Stadio Meazza Milano

San Siro, con il discusso progetto dell’abbattimento dello Stadio Meazza, è uno degli esempi più grossi dell’influenza attuale degli investitori immobiliari a Milano. Dal 2019 i club del Milan e dell’Inter hanno siglato con il Comune di Milano un’intesa per il mega progetto di riconversione dell’area San Siro, dove Milan e Inter giocano le loro partite e dove si tengono regolarmente concerti di grande fama internazionale, fino a 75 mila spettatori.

Lo Stadio Meazza è vecchio, è stato costruito nel 1926, ma ha ricevuto vari restauri e superato l’ultimo collaudo a fine 2021. Non basta, per i due club di calcio si deve abbattere, per costruirne uno più piccolo al posto dell’attuale Parco dei Capitani, un prato di 50,000 mt2 da asfaltare. Tra l’altro, il vecchio edificio è troppo alto, disturba gli appartamenti che il Fondo Hines sta costruendo proprio lì davanti, nella zona dell’ex-Trotto. Ci si sposta dunque di soli 70 metri, per costruire uno stadio più piccolo per 65 mila persone. 

Una follia? No, un progetto faro della Giunta Sala che va avanti, nonostante sia arrivata una valanga di critiche dal mondo del calcio, dei cantanti, degli esperti d’arte. “La zona dello stadio di proprietà del Comune è gestita da un secolo dai due club sportivi, non si può prescindere dal volere delle squadre”, ammette l’assessore alla Rigenerazione urbanaGiancarlo Tancredi. “Le squadre hanno manifestato una serie di esigenze e hanno anche avanzato l’ipotesi di andare via se non saranno soddisfatte. E infatti, nel progetto depositato al Comune, si legge che “le ambizioni di riposizionamento (dei club) ai vertici del ranking internazionale, dipendono dal progetto di un nuovo stadio e delle aree all’intorno”. Un centro commerciale, un centro congressi, uffici, dovrebbero far entrare capitali freschi nelle casse dei club, da tempo indebitate. Se il Comune non si piega, i club andranno altrove, ripete come un mantra il sindaco Sala. 


Vista di Milano e San Siro

Si parla come alternativa dell’ex area Falck, a Sesto San Giovanni. “È un bluff patetico”, spiega Massimo Mainardi di Off Topic, “tutte le aree Falck di Sesto sono già lottizzate, resterebbe la T5, ma è da bonificare e comunque troppo piccola per questo progetto”. Intanto il Comune ha firmato un accordo in totale perdita: invece della concessione per 30 anni, si passa a 90 anni e contro un canone annuo di 9 milioni di euro, già scontati del 47%, secondo un recente rapporto della Corte dei Conti, si passerebbe a un modesto 2,2 milioni l’anno. 

I cittadini del Comitato San Siro si battono come leoni da tre anni per difendere il loro stadio, la loro richiesta di un referendum popolare è stata rigettata, ora aspettano l’esito di un ricorso al Tar, a inizio 2023. “Il sindaco dice che non si trovano altri club disposti a investire a San Siro. Indìca una gara internazionale e vedrà che delle società trasparenti le troverà”, dice Luigi Corbani del Comitato. 

Il Milan sarebbe passato dal fondo Eliott al fondo americano Red Bird la scorsa estate, come ha annunciato la società del club rossonero, AC MILAN, in un comunicato stampa del 31 agosto. L’azionista diretto del club è la società olandese ACM Bidco BV, che detiene il 99,93% del capitale. Altre due società olandesi fanno parte della struttura societaria istituita da RedBird, fondo con sede a New York, ma che spesso opera attraverso società costituite nel Delaware.

L’Inter dal 2016 appartiene per il 68,55%, alla holding cinese Suning , parte della galassia Zhang, , anche se il club ha annunciato in ottobre che Suning cercava acquirenti. La Holding cinese si compone di 3 società con sede in Lussemburgo e una a Hong-Kong. Un giro finanziario globale, prima di atterrare in Cina. L’altro 31,05% dell’Inter appartiene a LionRock, con sede anche a Hong-Kong, ma spesso attiva dalle isole Cayman.