Londongrad: una città dipendente dagli oligarchi russi e dai soldi facili

Chiunque abbia vissuto a Londra tanto quanto me, non può non aver notato che negli ultimi 30 anni la città è stata inondata di denaro. Da metà anni ’90 in avanti (l’ultima volta in cui gli immobili erano accessibili a chi guadagnava uno stipendio medio) i negozi sono diventati più firmati, le auto più veloci, e i costi degli immobili hanno raggiunto cifre sempre più da capogiro. Knightsbridge e Belgravia sono diventati il paese dei balocchi degli oligarchi e al centro di tutto questo – il tempio del Dio Denaro – si erge Canary Wharf, casa delle banche, delle compagnie assicurative e degli avvocati, che brilla nel panorama londinese con le sue finestre luccicanti dietro cui si nascondono affari loschi.

“Londongrad”, “Mosca-sul-Tamigi”… Non è un segreto che i soldi russi siano stati accolti calorosamente a Londra. Negli ultimi vent’anni, grosse fette del mercato immobiliare di Londra e dintorni sono state comprate da ricchi russi in cerca di un porto sicuro per i propri soldi, con poche o zero richieste di spiegazioni.

Transparency International stima che dal 2016 sono stati acquistati 1,5 miliardi di sterline in beni immobili da russi accusati di corruzione o con legami con il Cremlino. Di questi, il 55% è di proprietà di compagnie off-shore, la modalità di proprietà preferita da chi vuole mantenere riservate le proprie operazioni finanziarie.

Ci sono oligarchi di alto profilo che comprano squadre di calcio. Il Chelsea FC, ad esempio, è stato di proprietà di Roman Abramovič dal 2003 (ha appena annunciato di averlo messo in vendita). Ci sono anche quelli che sostengono le arti. È stato chiesto alla Fondazione Tate di tagliare i propri legami con Viktor Vekselberg, diventato membro onorario in virtù delle sue donazioni. E poi ci sono le donazioni politiche. Nel 2019 Open Democracy ha rivelato che il partito conservatore al governo dal 2010 ha ricevuto oltre £3,5 milioni da finanziatori russi. Nel frattempo l’ex-Primo Ministro laburista Tony Blair fa la corte ai soldi degli oligarchi per ottenere donazioni per la sua organizzazione benefica.

La preoccupazione riguardo all’influenza russa sulla politica britannica era tale che la Commissione per l’Intelligence e la Sicurezza del Parlamento ha stilato un rapporto, intitolato “Russia“, dove si legge che il Regno Unito avrebbe accolto “gli oligarchi a braccia aperte”, tracciando l’inizio della sua attrattiva per i soldi russi ai primi ’90. Era il 1994 quando il governo britannico ha introdotto un visto per investitori che permetteva a chi investiva £2 milioni o più (e alle loro famiglie) nel Regno Unito di avere una corsia preferenziale per ottenere il permesso di soggiorno permanente. Più grande l’investimento, più veloce il l’inserimento.

La combinazione tra il visto per investitori, un approccio poco severo alla regolamentazione e un mercato immobiliare in forte espansione, il Regno Unito, e Londra in particolare, sono diventati molto attraenti per chiunque avesse grandi somme di denaro da riciclare. Descritta come la “lavanderia a gettoni” londinese, prevedeva un complesso sistema di compagnie false e prestiti, e si basava molto sulla mancanza di controllo da parte delle autorità.

Il regime dei visti è stato abolito il 17 febbraio di quest’anno per fermare “le élite corrotte che minacciano la nostra sicurezza nazionale e fanno circolare denaro sporco nelle nostre città”, secondo le parole della Ministra degli Interni Priti Patel. Ma il denaro sporco messo in circolo nelle nostre città per quasi trent’anni non può esser lavato via così facilmente. L’influenza russa nel Regno Unito è diventata “la nuova normalità” secondo la relazione Russia, in cui varie istituzioni britanniche sono descritte come “desiderose di far da beneficiarie ai soldi russi” in un processo di “riciclaggio di reputazione”. La relazione è stata pubblicata a luglio 2020, dopo nove mesi di ritardo.

Le sanzioni funzionano. Se mai ci fosse stato un dubbio sul loro impatto, basti guardare quanto in fretta è crollato il rublo dopo le sanzioni dell’occidente. La Banca centrale russa ha alzato i tassi d’interesse del 20%, più del doppio rispetto al tasso precedente, e i media occidentali hanno riportato di una corsa alle banche e di preoccupazioni per l’approvvigionamento di beni essenziali. Ma l’impatto non è universale e c’è poca preoccupazione su chi abbia lo yacht ancorato nel sud della Francia, per i proprietari delle ville a Belgravia, delle squadre di calcio, delle collezioni d’arte e tutti gli altri orpelli degli oligarchi. Per chiunque abbia investimenti nascosti al sicuro off-shore, le sanzioni non avranno praticamente alcun effetto.

Il giornalista e scrittore Oliver Bullough, autore di “Butler to the World” (Maggiordomo del mondo), durante un podcast della testata New Statesman ha dipinto la Russia come una società estremamente disuguale. “Al confronto l’America sembra la Danimarca”, ha detto.Circa 500 persone, la cerchia di Vladimir Putin, sono fondamentalmente i proprietari di tutto, hanno più ricchezza loro del 99,8% della popolazione”. Bullough ha aggiunto che circa metà della loro ricchezza (e quindi della ricchezza della Russia) è custodito off-shore.

Le regioni a ovest e sud-ovest di Londra, soprattutto il Surrey, in passato erano conosciute come l’area degli agenti di borsa. Era una zona che comprendeva le città vicine a quell’area ristretta da cui i gentiluomini con la bombetta e l’ombrello sottobraccio partivano per il tragitto quotidiano per raggiungere i loro lavori in città e tornavano ogni sera in case specchio della rispettabilità benestante (e il bersaglio di molte sitcom).

Oggi, alcuni dei residenti del Surrey hanno fatto un tragitto molto più lungo per arrivare al luogo che è diventato casa loro. Soprattutto St George’s Hill vicino a Weybridge, soprannominato “Bevelry Hills britannico”. Gli immobili qui hanno prezzi da capogiro, a volte oltre £20 milioni, e molti sono di proprietà russa. E potrebbe venirne messo in vendita qualcuno in più prima che la Ministra degli Esteri Liz Truss pubblichi finalmente la sua lista di oligarchi da colpire con le sanzioni. Il partito laburista ha criticato il governo dicendo che è troppo lento, portando a una “fuga di patrimoni”. Il sindaco della città ucraina di Lviv ha detto al Guardian che Boris Johnson dovrebbe sequestrare proprietà come queste e usarle per ospitare rifugiati ucraini costretti ad abbandonare le proprie case.

Ma anche in passato sono state espresse preoccupazioni per l’influenza russa. Nel 2018 la relazione parlamentare “L’oro di Mosca“, scritta all’indomani dell’attacco a Skripal a Salisbury, parlava di una “relazione diretta tra i patrimoni degli oligarchi e l’abilità del Presidente Putin di mettere in atto la sua politica estera aggressiva”. Solo con le sanzioni ai patrimoni degli oligarchi si può danneggiare veramente il regime di Putin. Nel 2018 i toni di Westminster erano forti ma, secondo la relazione, hanno continuato a fare tutto come prima, con i soldi sporchi riciclati e nascosti a Londra.

Gli attivisti chiedono più norme, senza scappatoie, ma la legislazione c’è già ricorda Bullough, secondo cui le radici di questa situazione sono da cercare negli anni ’50, quando la Gran Bretagna non è più stata a capo di un impero ma ne ha mantenuto tutti i meccanismi, mettendoli al servizio di altri scopi. Nel corso degli anni, una parte della legislazione è stata pian piano eliminata mentre un’altra continua a esistere ma le autorità di controllo sono sprovviste di forza (spesso per mancanza di risorse) per metterla in pratica.

Il primo passo per colpire il denaro illecito (e questo vale per tutto il denaro illecito, non solo quello russo) è scoprire di chi è. Al momento c’è una legge in Parlamento, la legge per i crimini economici (Economic Crime Bill), che secondo Transparency International porterà a riforme sulla trasparenza e sulla proprietà di beni immobili. Ma sono critici per quanto riguarda il periodo di transizione (che dà il tempo di fuggire con i patrimoni) e delle scappatoie che possono essere sfruttate per permettere al proprietario di rimanere nascosto.

C’è anche la richiesta di dare al registro delle imprese, Companies House, i poteri per verificare le registrazioni e rimuovere le informazioni false. Open Democracy si è dichiarata preoccupata perché la nuova legge potrebbe diminuire l’obbligo di controlli d’identità per prevenire l’uso di nomi falsi, una pratica illegale ma comune, visto che non c’era modo di impedire che succedesse. È divertente leggere di compagnie a nome di Paperino e Topolino ma sono la dimostrazione pratica del disprezzo per il sistema. Il fatto che possano farla franca facendo così è una beffa all’intero processo.

E qui sta un’ulteriore preoccupazione. Le norme sono forti tanto quanto gli organi che controllano e si assicurano che vengano rispettate. La nuova legge deve essere forte e senza scappatoie, l’Economic Crime Bill non può essere annacquato. Ma soprattutto, ogni legge deve essere supportata da poteri e risorse per assicurarsi che venga messa in pratica, con sanzioni per chi non lo fa e con la volontà politica di permettere agli organi di controllo di fare il proprio lavoro.

Non sarà facile, ma è venuto il momento che Londra smetta di essere dipendente dal denaro facile. Quello che servono sono regole, risorse e la volontà politica di imporle. Le sanzioni agli oligarchi russi devono essere dure e immediate ma oltre a questo l’intero sistema ha bisogno di una ripulita.