Lipany: gli affari (e i soldi) del gigante dell’assistenza Orpea nascosti in Lussemburgo

Il palazzo di via Puccini a Milano è anonimo come tutto nella carriera di Roberto Tribuno, consulente finanziario laureato alla Bocconi, e soprattutto, ex amministratore delegato di Orpea Italia, filiale della multinazionale francese Orpea, il più grande operatore di case di cura private in Europa. 

Sulla targhetta all’ingresso si legge “Bridge Kennedy International” ed “EuroBKI”, società di cui Tribuno è fondatore e socio. Ma nello stesso palazzo – dove Orpea Italia aveva sede fino al 2017 – sono domiciliate altre società i cui nomi non compaiono. Sono le filiali di Lipany SA, holding lussemburghese di cui Tribuno è unico proprietario. 

“Roberto Tribuno è un socio storico”, ha dichiarato Orpea a IE, assicurando che il gruppo non ha mai posseduto una sola azione di Lipany.

Tuttavia, non appena IE ha chiesto informazioni sull’intero schema Lipany, il 5 maggio Orpea ha dichiarato di non poter “commentare le informazioni o le accuse contenute nelle vostre domande”, perché “alcuni dei fatti identificati sono stati portati al pubblico ministero”. Il portavoce ha aggiunto che anche “audit specializzati” avevano recentemente identificato alcuni dei risultati delle criticità scoperte da IE.

Infatti, poco prima di rilasciare questa dichiarazione, Orpea ha annunciato pubblicamente che il gruppo aveva presentato una denuncia contro persone non nominate per uso improprio dei beni aziendali.

Al centro di un nuovo scandalo

Orpea è un leader mondiale nell’assistenza agli anziani. Presente in 23 Paesi, vanta una rete di 1.100 strutture sanitarie con 111.800 posti letto. La sua incredibile crescita ha riempito le tasche dei suoi azionisti e ha reso multimilionario il suo fondatore, il neuropsichiatra Jean-Claude Marian. 



Da gennaio, il gruppo Orpea è al centro dell’attenzione mediatica. Nel libro inchiesta, “Les Fossoyeurs” (“I becchini”), il giornalista francese Victor Castanet ha rivelato come Orpea, nonostante sia sovvenzionata da fondi pubblici, abbia pesantemente tagliato le spese per le cure dei suoi pazienti, investendo piuttosto nella creazione di un impero immobiliare. 

In seguito alla denuncia di Castanet e alle rivelazioni di contratti di lavoro irregolari da parte di Investigate Europe, la procura francese ha avviato indagini penali contro Orpea per sospetto maltrattamento dei residenti, appropriazione indebita di fondi statali, falsificazione e violazione delle leggi sul lavoro. Ma adesso potrebbe aprirsi una nuova voragine. 

Dopo mesi di ricerche incrociate tra Paesi supportate da consulenze legali e finanziarie, testimonianze di fonti interne a Orpea, acquisizioni di documenti contabili e atti di vendita, Investigate Europe ha scoperto che negli ultimi 13 anni, dirigenti chiave di Orpea hanno spostato in una holding segreta con sede in Lussemburgo, Lipany SA, decine di milioni di euro in beni immobili legati alle case di cura del gruppo. 

Una holding costituita nei paradisi fiscali, le cui filiali sono coinvolte in casi di presunta truffa e pagamenti di commissioni sospette, oltre ad aver fornito documenti con false informazioni.

Il gruppo Orpea dichiara di “non possedere alcuna quota, diretta o indiretta, della società Lipany”, e nelle relazioni presentate all’autorità di vigilanza della Borsa di Parigi a partire dal 2009 – oltre 4.100 pagine di dettagli sulle sue partnership, le sue imprese e la sua strategia – non c’è un solo riferimento agli affari con la società lussemburghese. 

Eppure, i profondi legami del gruppo con la holding segreta sono innegabili. 

Orpea si è dichiarata proprietaria di una delle filiali di Lipany per ben cinque anni. Canton di Mezzo, che detiene i beni immobili di uno degli stabilimenti della multinazionale in Italia, è infatti stata inserita come consolidata al 100% nei conti di Orpea tra il 2009 e il 2014. 

Screenshot in cui Canton di Mezzo, filiale di Lipany, appare come società consolidata al 100% nei conti di Orpea tra il 2009 e il 2014. 

Ma c’è molto di più. Almeno cinque dirigenti del gruppo hanno ricoperto nel corso degli anni ruoli di rappresentanza o di amministrazione nelle affiliate della holding. 

Oltre a Tribuno, amministratore delegato di Orpea Italia dal 2011 al 2017, IE ha individuato i nomi di Sébastien Mesnard, direttore finanziario di Orpea fino al dicembre 2021, Jean-Claude Brdenk, ex direttore operativo di Orpea, Bérengère Demoulin, responsabile degli affari legali e Thibault Sartini, attuale amministratore delegato di Orpea Italia, la sussidiaria della multinazionale francese in Italia. 

Per Brdenk gli ordini provenivano dalla sede centrale della multinazionale. “I miei mandati erano decisi dal nostro ufficio legale”, ha risposto quando gli è stato chiesto di parlare dei suoi incarichi passati in cinque filiali di Lipany. “Per quanto ne so, Orpea era l’operatore e aveva delle quote o dei contratti di gestione”.

“Lipany ha spesso riconosciuto la professionalità e la competenza di alcune persone all’interno del Gruppo Orpea”, ha dichiarato Tribuno, mentre Sartini ha risposto che le sue due nomine nelle affiliate di Lipany erano giustificate da relazioni passate o attuali tra la holding e Orpea.


Roberto Tribuno, il manager di Orpea a capo di Lipany 

Il beneficiario finale di Lipany, come riportato nel registro commerciale del Granducato, è il manager commercialista Roberto Tribuno. Nato nel 1963 a Biella, in Piemonte, alla fine degli anni ’90 ha lavorato a Londra, dove ha fondato con altri soci una società dedicata alla consulenza legale e finanziaria chiamata Bridge Kennedy International. 


Screenshot dal registro del Lussemburgo dei beneficiari effettivi di Lipany 

All’inizio degli anni 2000, Tribuno era già legato a diverse società in Italia che sarebbero poi diventate parte di Orpea nel belpaese. Ma il salto di qualità nella sua carriera è avvenuto nel febbraio 2005, quando Orpea Italia gli ha conferito ampi poteri di gestione dell’azienda, facendone di fatto l’uomo forte.

Poco dopo, nel giugno 2007, è stata fondata la società lussemburghese Lipany. Il suo proprietario si nasconde dietro una società di Panama (Beston Enterprises Inc.) e un’altra delle Isole Vergini Britanniche (Bynex International Ltd.), formalmente azioniste di Lipany. 

Interrogato da Investigate Europe, Roberto Tribuno ha affermato di essere proprietario della holding lussemburghese dal 2009.

Se Lipany era rimasta fino adesso anonima, la stessa cosa non si può dire di Beston Enterprises e Bynex International, collegate allo scandalo dei Panama Papers. Entrambe erano società di comodo, senza alcuna attività, utilizzate per creare strutture fiduciarie il cui unico scopo era quello di nascondere l’identità dei proprietari.

Un recente rapporto della ONG francese Cictar ha rilevato che Beston Enterprises e Bynex International erano già state utilizzate per costituire un’altra società lussemburghese che aveva acquistato l’edificio di una casa di cura gestita da Orpea in Francia. 

“Ciò contribuisce a mantenere l’anonimato dei beneficiari delle transazioni immobiliari di Orpea. Una mancanza di trasparenza che solleva seri interrogativi, considerando che Orpea è una società quotata in borsa che riceve milioni di euro di denaro pubblico ogni anno”, spiega Mike Lewis di Cictar.

Quando i nomi delle due società off-shore sono apparsi pubblicamente, hanno cessato di essere utili e sono state sciolte. Quindi adesso Tribuno controlla Lipany attraverso un’altra società, di cui si è rifiutato di rivelare il nome a Investigate Europe.

L’Italia, il parco giochi di Lipany 

Lipany conta oltre 40 filiali in Francia, Belgio, Lussemburgo e Germania. Ma è in Italia che detiene il maggior numero di sussidiarie, almeno 19. 

Alcune delle azioni dirette di Lipany in società italiane (quelle contrassegnate dal 10% sono ancora detenute in maggioranza da Lipany attraverso azioni indirette)

La maggior parte delle filiali di Lipany in Italia lavora con Orpea e persino i beni immobili di sei strutture, precedentemente di proprietà del gruppo, sono stati curiosamente ceduti al suo partner segreto.

Di conseguenza, Orpea paga un affitto alle affiliate di Lipany: oltre 5 milioni di euro nel 2020. Come se non bastasse, la multinazionale ha anche concesso a una di esse un prestito di 2,7 milioni di euro, al modesto tasso di interesse dello 0,1%. 

Uno dei fatti più eclatanti dei rapporti tra Orpea e lo “schema Lipany” è l’acquisto e la vendita di società tra di loro, a volte con operazioni che vanno avanti e indietro nel tempo. 

Per illustrarlo, prendiamo un esempio: i cambi di proprietà della società Casamia Asti Srl, proprietaria di un immobile nell’omonima città che ospita una casa di cura. Nel 2014, Orpea ha venduto la società per 5 milioni di euro a una filiale di Lipany. Nel 2016, la filiale Lipany l’ha venduta a una società del gruppo Orpea per 5,2 milioni. Nel 2018, Orpea l’ha rivenduta a Lipany per 5 milioni.

Quello che è successo con Casamia Asti non è un evento isolato, ma una pratica frequente. Investigate Europe è riuscita a documentare fino a 14 operazioni di compravendita di società tra Orpea e Lipany.

Dietro di esse potrebbe nascondersi una pratica di ingegneria fiscale per pagare meno tasse. 

Orpea si è rifiutata di commentare, affermando che avrebbe parlato con le autorità giudiziarie solo dopo la presentazione della denuncia. Roberto Tribuno, da parte sua, sostiene che le sue società “rispettano tutte le norme civili, contabili e fiscali”. E aggiunge: “Tutte le operazioni tra Lipany e Orpea sono sempre state effettuate con tutte le autorizzazioni necessarie da parte dei rispettivi organi responsabili di entrambi i gruppi, che hanno sempre agito con cognizione di causa”.

I conti di Lipany dimostrano l’importanza economica di questa struttura parallela creata da Tribuno: nel 2019 ha dichiarato un patrimonio di 92,9 milioni di euro. Poco più di sette milioni di euro erano in contanti, ma la maggior parte del capitale era costituita dal valore delle società controllate e dai prestiti concessi a queste ultime. Un’altra questione opaca è il finanziamento di Lipany, che ha dichiarato di avere debiti per 94,4 milioni di euro, di cui solo 10 milioni sono prestiti da istituti finanziari, mentre i restanti 84,4 milioni sono classificati come “altri debiti” non legati alle entità del gruppo.

Chi sono questi misteriosi creditori? Il finanziere italiano si è rifiutato di identificarli e si è limitato a precisare che “Lipany finanzia le proprie attività con fondi propri e con fondi di terzi ottenuti sui mercati finanziari primari e secondari”. In ogni caso, ciò che è certo è che questi creditori sconosciuti sono tra i beneficiari di Lipany: tra il 2015 e il 2019 hanno ricevuto pagamenti per 4,8 milioni di interessi sui loro prestiti.

Negli ultimi dieci anni (dal 2010 al 2019), Lipany ha pagato meno di 20.000 euro di imposte sulle società. In otto di questi dieci anni, la società di proprietà di Tribuno ha registrato perdite.

Nonostante l’obbligo di depositare i bilanci annuali presso il Registro commerciale, gli ultimi bilanci di Lipany sono quelli del 2019. Una circostanza che ne aumenta l’opacità.

Il ruolo chiave di Sébastien Mesnard, l’ex direttore finanziario di Orpea 

Roberto Tribuno sostiene di essere il proprietario di Lipany, ma c’è un’altra persona che svolge un ruolo chiave in tutti i rapporti della holding lussemburghese con Orpea: Sébastien Mesnard, direttore finanziario della multinazionale fino a dicembre 2021.

Sébastien Mesnard è entrato in Orpea nel 1998 ed è stato nominato direttore finanziario nel 2007. A fine 2021 è diventato responsabile delle finanze e della contabilità. Il dirigente francese ha condiviso con Tribuno incarichi di gestione in una decina di società italiane. 

Nella maggior parte di esse, egli deteneva il capitale di Orpea, per cui si poteva intendere che rappresentasse gli interessi di Orpea. Ma ha ricoperto questa posizione anche in aziende che erano filiali di Lipany.

In Italia ha avuto responsabilità in almeno cinque aziende interamente controllate da Lipany.

Ma i legami tra Mesnard e Lipany sono più diretti. In almeno tre occasioni, Lipany ha nominato il dirigente francese come uno dei procuratori in grado di eseguire per suo conto l’acquisto e la vendita di società italiane con Orpea. 

Che senso ha per Lipany dare potere a Mesnard? A priori, nessuna, poiché né Orpea né il suo dirigente dichiarano di possedere azioni della società lussemburghese di Tribuno. Nonostante i ripetuti tentativi di Investigate Europe di ottenere la versione di Mesnard, l’ex direttore finanziario non ha risposto alle domande.

“Mesnard e Tribuno hanno ottimi rapporti personali”, spiega Jose Parrella, ex direttore di Orpea Italia negli anni in cui Tribuno era AD. 

“Tribuno si confrontava sui conti e sui bilanci solo con Mesnard e ogni volta che Mesnard veniva in Italia, trattava direttamente con Tribuno”. I due, ha affermato in un’intervista, non lo avrebbero mai lasciato avvicinare agli affari di Lipany: “C’era uno schermo in merito a queste informazioni”.

Ma la prova definitiva dello stretto legame tra Tribuno e Mesnard si trova in Francia. Entrambi sono azionisti di tre società immobiliari: SCI CFPSV Versailles Jupiter, SCI CFPSV Paris Rousseau e SCI CFPSV Paris Mechain. 

Tutti e tre sono state costituite nel 2014 con un capitale di 10.000 euro, distribuito in modo molto significativo: Mesnard possiede il 99% e Tribuno il restante 1%. Non sembra che Mesnard avesse davvero bisogno dei 100 euro di Tribuno per avviare le società. 

La presenza dell’italiano si spiegherebbe solo se i due avessero un accordo di partecipazione più ampio nelle loro joint venture. “Il mio 1% in alcune società francesi è un investimento privato che non ha alcun legame né con Lipany né con Orpea, e non sono coinvolto nella loro gestione”, ha dichiarato Tribuno. 

Conflitti di interesse

Le attività comuni e le partecipazioni condivise sono così tante che spesso è difficile capire dove finisce Lipany e inizia Orpea, e viceversa. Ma ci sono situazioni in cui il potenziale conflitto di interessi è più che evidente. Analizziamo tre situazioni particolarmente eclatanti. 

Nel periodo in cui Roberto Tribuno è stato l’uomo forte di Orpea Italia, ha preso molte decisioni che hanno avuto un impatto diretto sulle società del “gruppo Lipany”. In altre parole, era da entrambi i lati del tavolo. Ma non potendo logicamente firmare contratti per conto delle due società, il padre, Carlo Tribuno, agì per conto del “gruppo Lipany”. Nato nell’ottobre del 1928, in alcune delle operazioni da lui firmate Carlo Tribuno aveva già 88 anni.

Una vendita tra Orpea e Lipany (attraverso la sua controllata New Horizons). Mesnard conferì a Tribuno i poteri di rappresentare Orpea, mentre il padre di Tribuno rappresentava Lipany.

Prendiamo ad esempio il caso di NHS Srl, una società italiana creata nel febbraio 2014. I partner fondatori erano New Horizons, parte del “gruppo Lipany”, e Orpea Italia. Il primo deteneva l’80% delle azioni e il secondo il resto. Il contratto di costituzione del SSN è firmato da Roberto Tribuno per conto di Orpea e da suo padre per conto di New Horizons. Due anni dopo, nel luglio 2016, Orpea Italia ha deciso di vendere il 20% delle sue azioni a New Horizons. Anche in questo caso, il contratto di compravendita viene firmato da padre e figlio.

Un altro caso significativo è quello della società Verdello Srl, proprietaria di una casa di cura di Orpea a Verdello, in provincia di Bergamo. Una filiale di Lipany l’ha acquistata nel dicembre 2014 e sette mesi dopo l’ha rivenduta a Orpea Italia con una plusvalenza di quasi 1,4 milioni di euro. In quest’ultima transazione, Tribuno ha firmato per conto di Lipany e Mesnard per conto di Orpea. 

Un anno prima, entrambi avevano costituito le tre società immobiliari in Francia di cui sopra. Il conflitto di interessi sembra difficile da superare: New Horizons (gestita da Tribuno) vende un’azienda a Orpea Italia (il cui CEO è Tribuno) e per conto della multinazionale il suo CFO di allora (che ha affari privati in comune con Tribuno) firma.

Come se non bastasse, anche il revisore interno di Orpea Italia e di alcune società del gruppo Lipany, la commercialista Marzia Ferrara, siede a entrambi i lati del tavolo. 

Ma c’è di più, Marzia Ferrara è partner in affari di Roberto Tribuno. In particolare, Ferrara è socia di minoranza di Bridge Kennedy International Srl e di Euro BKI Srl, società di consulenza fiscale e contabile di cui Tribuno è socio di maggioranza. Ferrara si è unita al primo nel 2002 e al secondo nel 2012.

“Chi esercita funzioni di controllo è obbligato a verificare di non trovarsi in una situazione che pregiudichi la propria indipendenza” dice Luca Musso, revisore legale di Milano. 

“Marzia Ferrara è una professionista indipendente che, insieme agli altri membri del Collegio Sindacale, ha svolto congiuntamente e collegialmente le attività di controllo e revisione loro assegnate, senza che sia stato rilevato alcun conflitto di interessi”, risponde Tribuno a proposito della sua partner. 

Marzia Ferrara non ha risposto alle nostre domande inviate via e-mail. 

False dichiarazioni nei conti ufficiali?

Ma è in Francia che si sono verificate alcune delle irregolarità più sorprendenti dello schema Lipany. 

Nel 2018, una delle controllate di Lipany, Laurita Belgium, ha acquistato RSS Seniors+, una holding francese che ora detiene il 51% di 14 società che costruiscono residenze per Orpea. La multinazionale detiene il restante 49% e sta già gestendo alcune di queste strutture nelle dolci campagne dell’Alvernia o nella capitale medievale della Normandia, Rouen.

In tutti i loro bilanci disponibili dal 2018, RSS Seniors+ e le sue società hanno dichiarato di far parte dell’integrazione fiscale di Orpea, un regime che consente di ottenere vantaggi fiscali, ma che prevede regole severe.

L’“errata” integrazione fiscale nei conti ufficiali

“Ai fini fiscali, la legge francese stabilisce che una società può essere integrata solo a una società madre che possiede almeno il 95% del suo capitale”, ha sottolineato Eric Vernier, esperto di frodi fiscali francesi consultato da IE. In questo caso, tuttavia, Orpea possiede lo 0% di RSS Seniors+ e solo il 49% delle sue filiali, molto al di sotto della soglia legale. 

In una e-mail inviata a IE, la multinazionale ha affermato che “RSS Seniors+ e le sue affiliate non fanno parte dell’integrazione fiscale di Orpea” e che questi riferimenti nei loro conti sono “errati”.

“Sembra difficile credere che i conti possano essere stati così grossolanamente errati per così tanto tempo senza che nessuno se ne sia accorto”, ha osservato Vernier.

La confutazione di Orpea è ancora più sconcertante perché il presidente di queste 15 società non è altro che l’immancabile Mesnard. Sono inoltre registrate presso la sede della multinazionale vicino a Parigi e Mesnard ha certificato in documenti pubblici che il gruppo ne gestisce diverse.

Come se non bastasse, Bérengère Demoulin, responsabile degli affari legali di Orpea, ha firmato i verbali delle “decisioni dell’azionista unico” della RSS Seniors+, ovvero la filiale di Lipany.


La responsabile legale di Orpea firma i verbali di RSS Seniors+, di proprietà di Lipany

“Si tratta di un servizio di segreteria legale standard”, ha giustificato Demoulin a IE, aggiungendo di non essere la rappresentante di Lipany.

Per quanto lo riguarda, Tribuno ha dichiarato a IE di non essere “a conoscenza delle dichiarazioni riportate da RSS Senior+ e della loro correttezza”.

Il pagamento di una commissione segreta in Lussemburgo 

In Francia, Lipany ha coperto anche una commissione segreta pagata a uno degli ex broker di Orpea, Jean-François Remy, che per anni è stato il principale negoziatore indipendente del gruppo nel Nord della Francia, assicurandosi l’acquisto di case di cura e di licenze dalle autorità francesi.

Nel 2011, Orpea gli ha versato un pagamento di 700.000 euro attraverso il Lussemburgo, sotto forma di acquisizione di capitale in Health Luxembourg Invest (HLI), una delle società di Remy creata con un capitale di 31.000 euro.

Il 13 gennaio 2011, Orpea ha deciso di pagare 715.190 euro per il 49% di HLI, la società costituita tre mesi prima da Remy. Ma l’unico valore della società era rappresentato dai 31.000 euro conferiti come capitale sociale. Pertanto, le azioni che Orpea stava acquistando valevano 15.190 euro (il 49% di 31.000).

Da qui l’importo pagato da Orpea: 700.000 euro di commissione, più 15.190 euro di costo delle azioni.

Per questa operazione, Orpea ha utilizzato una delle numerose filiali presenti in Lussemburgo. In particolare, una società chiamata Brige SA. 

Orpea era riuscita a pagare la commissione a Remy in modo mascherato, ma questo aveva creato un problema: aveva un attivo tossico nei conti di Brige, per il quale aveva pagato un sovrapprezzo di 700.000 euro.

Per risolvere questo problema, nel 2014, Lipany ha acquistato da Brige una partecipazione del 49% in HLI. E lo ha fatto esattamente allo stesso prezzo della prima transazione: 715.190 euro. Orpea aveva risolto il buco nei suoi conti, grazie all’intervento di Lipany.

Nello stesso anno, Lipany ha svalutato il valore di questo investimento nei suoi libri contabili, ammettendo che il valore reale di HLI era quasi nullo.

Sembra logico pensare che Orpea abbia pagato questo favore a Tribuno, ma Roberto Tribuno non ha voluto spiegarlo. Interpellato da Investigate Europe, Tribuno ha commentato così l’acquisto del 49% del capitale di HLI, ancora oggi di proprietà di Lipany: “Health Luxembourg Invest è stata acquisita per sviluppare nuove attività in Lussemburgo. Non conosco il signor Remy, e non sono a conoscenza di alcun pagamento di commissioni”. Secondo questa versione, Tribuno avrebbe acquisito la società per sviluppare nuovi affari, ma lo stesso anno in cui acquistò le azioni per 715.190 euro, si rese conto che non valevano praticamente nulla.

In un’inchiesta di prossima pubblicazione, approfondiremo l’oscuro mondo degli intermediari di Orpea e delle loro enormi commissioni.

L’imbroglio dell’IVA in Italia

Aggirare le regole sembra essere un evento comune nelle società gestite da Mesnard e Tribuno. In Italia, hanno partecipato a un imbroglio sull’IVA che ha mandato in rovina una cooperativa sociale legata ad Orpea Italia. Creata nel 2009, Esse Tre era un’organizzazione incaricata di reclutare operatori sociosanitari da far lavorare in strutture di Orpea Italia. 

Esse Tre non ha mai fatto formalmente parte dello schema lussemburghese. Ma fin dall’inizio la coppia ne ha fatto una delle proprie strutture parallele. Nei documenti di registrazione, i fondatori di Esse Tre erano Mesnard, Tribuno, sua moglie, suo padre, un altro parente e alcuni dei suoi partner commerciali.

L’Agenzia delle Entrate, dopo un’accertamento avvenuto alla fine del 2015, ha comminato una multa di oltre 600 mila euro ad Esse Tre per aver applicato un’aliquota fiscale ridotta nel periodo 2011-13. La multa ha portato la cooperativa sociale ad avere un conto in rosso di 689 mila euro nel 2017. 

Di conseguenza, la cooperativa è stata liquidata nel 2018 e Orpea ha offerto 1,75 milioni di euro per rilevare l’avviamento della sua attività. Un’offerta non comune, considerando che Esse Tre aveva come unico cliente la multinazionale francese. 

I registri mostrano che Mesnard stesso ha presieduto la riunione del consiglio di amministrazione di Orpea Italia che ha benedetto il salvataggio della sua cooperativa in crisi. 

Prima del suo crollo finanziario, Esse Tre ha speso la sorprendente cifra di 10 milioni di euro in servizi di consulenza in nove anni. Per quanto riguarda le spese di consulenza, Tribuno sostiene che negli anni in cui era nel consiglio di amministrazione, ossia fino al 2016, “non sono stati pagati dieci milioni di spese di consulenza” (questa cifra copre fino al 2018). 

Detto questo, Tribuno si è rifiutato di chiarire se le sue società abbiano ricevuto parte di quel denaro. Infine, indica che, per quanto ne sa, “i costi di gestione sostenuti da Esse Tre, avvennero a normali condizioni di mercato a fronte delle prestazioni ricevute”.

Il caso Sant’Anna

Le rivelazioni di IE arrivano in un momento difficile per Tribuno. Il 20 maggio è fissata la prima udienza preliminare per il caso della clinica Sant’Anna, Imperia, una casa di cura acquistata da Lipany nel 2015. 

In quanto rappresentante legale della clinica Sant’Anna, Tribuno è indagato insieme ad altre cinque persone per truffa e peculato.  Nel mirino presunti esami e trasporti di degenti della struttura privata addebitati al Servizio sanitario nazionale per un danno, per Asl e Regione Liguria, calcolato in circa 260 mila euro e avvenuti tra il 2012 e il 2017. 

I fatti sono precedenti all’arrivo di Tribuno, ma sono proseguiti sotto il suo mandato. 


È interessante notare che diversi dirigenti di Orpea compaiono nelle carte di Sant’Anna come rappresentanti e amministratori. Mesnard, Brdenk e Sartini hanno tutti avuto brevi mandati di tre mesi nella società tra il 2015 e il 2016.

Sia Brdenk che Sartini hanno dichiarato a IE di non sapere nulla della presunta truffa e che i loro brevi incarichi esistevano perché Orpea era inizialmente intenzionata a concedere in franchising la clinica. 

L’idea è stata abbandonata e Tribuno ha continuato a gestirla da solo con il marchio di Lipany: Comfortcura, una società di consulenza sanitaria che supervisiona nove case di cura, nessuna delle quali è collegata a Orpea.

L’indagine in corso non ha impedito alla clinica Sant’Anna, struttura accreditata, di ricevere oltre 870 mila euro nel 2019 dall’Asl di Imperia.

Il raggio d’azione di Lipany in Belgio e Germania

Se Lipany è lo strumento principale dello schema rivelato da IE, la holding non è l’unica società al servizio di Orpea con sede in Lussemburgo. Orpea e Tribuno hanno sfruttato diverse altre aziende. 


La prima è la Scarano SA, costituita nel 2006 dai due soliti sospetti: Beston Enterprises e Bynex International. Lo scopo di Scarano era quello di entrare nel mercato belga, dove ha creato Laurita Belgium nel 2013. In barba alle norme contabili locali, Laurita non dichiara alcuna filiale, pur possedendo almeno RSS Seniors+ e i suoi conti “errati”.

Nel 2016 Lipany ha assorbito Scarano, per poi scioglierla due anni dopo. Oggi Lipany possiede almeno tre filiali in Belgio.

La seconda, Rodevita SA, è stata costituita nel 2016, poco prima che Tribuno si dimettesse da amministratore delegato di Orpea Italia. Il suo pacchetto azionario è diviso tra Tribuno, che possiede il 55% attraverso una holding sconosciuta, e Orpea, che mantiene il restante 45% attraverso Brige SA. 

In parole povere, poco prima della fine del mandato di Tribuno come CEO, la multinazionale ha deciso di entrare in una nuova impresa in cui il commercialista italiano sarebbe stato il partner più forte. 

Nel 2018, Brige SA, sotto la direzione di Mesnard, ha finanziato Rodevita con un prestito senza interessi di 20 milioni di euro. Con le sue filiali in Italia, Rodevita sta ora costruendo almeno quattro case di cura per conto di Orpea, tra Lombardia e Veneto. 

Come sempre, Lipany non è mai lontana. Oltre a Rodevita, Tribuno ha fondato una seconda società attraverso la holding lussemburghese. Denominata Health Invest, riceve una parte dei contratti di costruzione stipulati con Orpea.

Alla fine del mandato di Tribuno in Orpea Italia, il gruppo francese ha invitato anche Lipany sul mercato tedesco. Nel 2017, Orpea e la rete di Lipany hanno rilevato le quote di quattro società lussemburghesi legate al patrimonio immobiliare di case di cura tedesche. Solo il 5,2% del patrimonio netto è finito a Lipany, mentre Orpea ha preso il resto. Perché Orpea ha incluso Lipany in questa impresa? 

Si tratta solo di investimenti, ha dichiarato Tribuno a IE.

Un uomo ricco

Tutto questo tempo trascorso a espandere l’impero del loro datore di lavoro non ha impedito a Tribuno e Mesnard di arricchire le proprie tasche. In effetti, in base ai documenti analizzati da IE, hanno creato un portafoglio di investimenti piuttosto impressionante.

Come spesso accade a Tribuno, molti dei suoi beni sono detenuti in Lussemburgo. Nel Granducato è il proprietario registrato, insieme a un parente, di una società chiamata Ezine Invest SA. 

È stata costituita nel 2004 dalle stesse Beston Enterprises e Bynex International, le due società di comodo che hanno lanciato anche Lipany. Nei suoi ultimi bilanci, Ezine Invest deteneva un patrimonio immobiliare netto di oltre 6 milioni di euro nel Regno Unito.

In Francia, oltre alle sue imprese personali con Mesnard, Tribuno possiede anche Sara, una società immobiliare con sede a Parigi. Quando è stata registrata nel 2011, l’investitore italiano ha conferito proprietà nella capitale francese e a Nizza che all’epoca ammontavano a poco più di 1 milione di euro.

Nuovi problemi in vista per Orpea 

Con l’incombere di nuove indagini, Orpea nei prossimi mesi potrebbe subire nuovi interrogatori da parte degli inquirenti. 

“Diverse persone hanno già lasciato l’azienda”, ha annunciato Orpea quando ha rivelato la sua denuncia per uso improprio dei beni aziendali il 2 maggio. “Le indagini sono in corso e potrebbero portare ad altre dimissioni”. 

A gennaio, l’indignazione pubblica ha spinto l’azienda a licenziare il suo precedente amministratore delegato, Yves Le Masne. L’ex direttore finanziario del gruppo, Mesnard, era già stato retrocesso a una posizione di direttore secondario al termine di un anno di scandali nel 2021. Anche lui è in procinto di andarsene? Un’altra delle domande di IE lasciate senza risposta da Orpea. 

Secondo le nostre informazioni, Lipany e Tribuno compaiono nella denuncia che è stata presentata alla procura di Nanterre.

Aggiornamento (18.05.2022): Dopo la pubblicazione della versione inglese di questo articolo, Orpea ha annunciato pubblicamente che Sébastien Mesnard ha lasciato il gruppo in seguito alle nostre rivelazioni.


Altre versioni di questo articolo sono state pubblicate sui nostri media partner Il Fatto Quotidiano, Mediapart, InfoLibre, Publico, Der Tagesspiegel , Trends e Frontstory.pl

Revisioni e contributi di: Manuel Rico (InfoLibre), Yann Philippin (Mediapart) e Elisa Simantke

Grafici e illustrazioni: Joanna Kopacka e Federica Bonetti