Inutili, costosi e fuori tempo: la guerra resuscita i gasdotti

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul Fatto Quotidiano il 30 marzo 2022.


La bomba l’ha sganciata il 14 marzo un inviato del governo americano al Delphi Economic Forum a Washington, appuntamento dell’amicizia greco-americana: “Dopo gli ultimi sviluppi, daremo uno sguardo nuovo a tutto. Non si tratta solo della transizione verde, ma anche della transizione dalle forniture russe”. La guerra era iniziata da due settimane.

Il politico americano era Andrew Light, responsabile Affari esteri del dipartimento per l’energia Usa. Light ha spiegato come la guerra russa cambiava l’opinione americana sul gasdotto “EastMed”. L’amministrazione Biden aveva bocciato il progetto nuovamente a gennaio 2022, gelando le aspirazioni greche di far arrivare il gas estratto da Israele in Italia e nel resto d’Europa, attraverso Cipro e Grecia. “Abbiamo scelto di concentrarci su interconnettori di elettricità che possano sostenere sia il gas che le rinnovabili”, aveva detto il dipartimento di Stato americano. Persino la ministra dell’energia cipriota, Natasa Pilides, ancora il 7 marzo sosteneva che Cipro aspettava i risultati di uno studio di fattibilità, previsto entro la fine del 2022, per decidere “se Eastmed sia fattibile”. 

ORA LA SVOLTA americana ridà vigore alla lobby del gas tra cui le americane Chevron ed Exxon, coinvolte nel mega-progetto anche se non è chiaro come gli Usa stiano risolvendo il diktat della Turchia, la grande esclusa dalla partita Eastmed. Due anni fa il ministro degli affari esteri di Ankara, Mevlüt Çavuosoglu, aveva minacciato il boicottaggio: “Qualsiasi progetto che miri a ignorare il Paese con la costa più lunga del Mediterraneo orientale – aveva detto – non avrà successo”. Gli attori in campo provano ad addolcire Ankara con promesse. Ieri, il Daily Sabah di Istanbul scriveva di nuovi negoziati tra le autorità israeliane e turche per un nuovo gasdotto sottomarino. A gennaio altri media europei parlavamo di una possibile alternativa per Eastmed, passando dalla Turchia. Intanto, il progetto originario ha ripreso vita. 

Eastmed dovrebbe portare il gas da Israele all’Europa, passando da Otranto, a 20 km dal Tap, da poco in funzione, attraverso 1.900 km di gasdotto sottomarino, il più lungo mai costruito. Costerebbe 6 miliardi di euro per portare 11 miliardi di metri cubi di gas l’anno, contro i 170 che importiamo dalla Russia, ma è ancora inserito nella lista dei progetti “prioritari” della Commissione Ue. “Se un progetto non ha visto alcuno sviluppo per 3-4 anni, dovrebbe essere automaticamente tolto dalla lista. Ci resta solo perché i governi o i promotori lo vogliono”, ha detto in un’intervista a Investigate Europe l’ex direttore dell’esecutivo europeo, Klaus-Dieter Borchardt. Anche il mondo dell’industria ha qualche dubbio. Charles Ellinas, ex presidente della Cyprus Hydrocarbons Company, diceva nel 2021 che “EastMed potrebbe coprire solo una piccola frazione delle importazioni di gas europee. Sarà difficile trovare dai privati i miliardi necessari per costruirlo”. 

È contrario anche il mondo delle associazioni. Secondo Global Witness il gasdotto genererà in un anno più gas serra di quanti ne emettano Francia, Spagna e Italia messi insieme. Questi progetti, oltre a essere poco utili nella crisi energetica in atto, visti i tempi lunghi di costruzione, sono anche antieconomici. Bruxelles, per dire, prevede un calo del consumo di gas del 71% entro il 2050. 

Questi dati non interessano alle imprese coinvolte. L’ad di Edison, Nicola Monti, pochi giorni fa ha ricordato come Eastmed vada “riportato al centro dell’attenzione perché è l’unico vero progetto di diversificazione su fonti di gas già scoperte”. Ha poi aggiunto che la sua costruzione potrebbero essere terminata “in quattro anni”, un tempo record visto che i lavori sul fronte israelo-cipriota non sono neanche cominciati. 

La guerra e la corsa a sostituire il gas russo, insomma stanno resuscitando progetti che sembravano morti perché costosi, inutili e fuori tempo massimo. Vale anche per “MidCat”, il gasdotto tra Spagna e Francia, accantonato nel 2019 – dopo aver speso 1,3 miliardi di fondi europei – perché i regolatori dei due paesi lo trovavano inutile, visto che i gasdotti esistenti non lavorano alla massima capacità. Oggi il governo spagnolo potrebbe riesumarlo per far arrivare in Germania il gas di scisto americano che approda liquido via nave al porto di Barcellona per la rigassificazione. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è favorevole: “La Spagna – ha detto – può giocare un ruolo importante nell’approvvigionamento energetico dell’Europa”, visto che ha il più alto numero di rigassificatori in grado di lavorare il Gnl americano per l’Unione (15 miliardi di metri cubi l’anno). I tempi, però, non collimano. L’analista di temi energetici del Financial Markets Institute (FMI), Álvaro Rodríguez, fa presente che il progetto richiederebbe così tanto tempo che “quando diventerà realtà non sarà più necessario”. 

In Germania, l’importante think tank Agorà (il direttore è un nuovo membro del governo tedesco), ha pubblicato un rapporto secondo cui il risparmio energetico può sostituire l’80% del gas di Mosca. “Questi investimenti creeranno molti più posti di lavoro dei combustibili fossili”, ha detto Mattias Buck, autore del rapporto.