“Insufficiente”: l’Italia rimandata a settembre dalla Commissione

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Questo articolo è stato originariamente pubblicato il 27 giugno 2022 sul nostro media partner italiano Il Fatto Quotidiano.


Rimandata a settembre. La Commissione ha rinviato al mittente, il ministero delle Politiche Agricole, il voluminoso Piano Strategico Italiano per la Pac, inviato a Bruxelles a dicembre. “È insufficiente”, scrive l’esecutivo Ue nella prima pagina della sua relazione sull’Italia. In realtà, Bruxelles ha inviato 21 lettere ad altrettanti governi, quindi l’Italia non è sola: ma la nostra contiene 244 osservazioni, un bel record.

La Commissione chiede ai governi di spiegare come la loro programmazione agricola 2023-2027 si adatti ai criteri del Green Deal: meno impatto sul clima, meno pesticidi, più biodiversità. “È improbabile che il piano proposto possa contribuire in modo sufficiente ed efficace a questo obiettivo – si legge a pagina 4 del documento – in particolare per quanto riguarda acqua, aria, nutrienti e biodiversità in terreni agricoli e foreste, nonché la riduzione delle emissioni e il sequestro del carbonio”. “Il Piano italiano ha un’ambizione disperatamente bassa”, dice Célia Nyssens, che per lo European Environment Bureau analizza i 27 piani agricoli nazionali: “Le regole sono piene di scappatoie e molti sostegni sono sussidi al business as usual. Così è impossibile realizzare la transizione necessaria per invertire la perdita di biodiversità o affrontare la minaccia per la salute pubblica causata dall’uso intensivo di pesticidi”. Il ministro Stefano Patuanelli dovrebbe inviare una versione corretta entro settembre, ma l’aumento dei prezzi di energia e fertilizzanti e la guerra non lasciano ben sperare i funzionari europei.

Non finisce qui. Dal 2019 è scaduto il Piano Nazionale per i Fitosanitari, che regola tutte le procedure di utilizzo dei pesticidi e fornisce indicazioni per ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari nelle aree agricole. Il ministero della Salute aveva aperto una consultazione pubblica nell’autunno del 2019, aveva raccolto proposte e il documento era pronto: poi è finito in qualche cassetto e non se ne sa più niente. “Va rafforzato il sistema di monitoraggio e controllo, prevedendo, oltre a quello su acque e prodotti agricoli, anche il monitoraggio dei suoli”, dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, che ha appena concluso la campagna Cambia la Terra: “Noi ne abbiamo fatto uno dimostrativo in 24 terreni: in quelli ad agricoltura convenzionale si trovano tanti residui di sostanze chimiche, nei terreni a biologico no”. Stessa conclusione di uno studio portato avanti da Angelo Calabrese del CNR-IRSA di Bari, che, partito dalle acque, ha cominciato a studiare anche i terreni e s’è imbattuto in alcuni campi di agrumi: “Dove sono stati usati pesticidi, il suolo si presenta senza materie organiche, microrganismi. È sterile”.