EastMed, il progetto inutile che l’Ue vuole finanziare

                                                                                   di Thodoris Chondrogiannos e Maria Maggiore

La geopolitica vince sul Green Deal. Dopo la debacle verde della tassonomia, con nucleare e gas fossile inseriti, l’ultimo giorno del 2021, dalla Commissione europea, tra le energie sostenibili, ora ci avviciniamo al voto per la nuova lista di progetti prioritari europei, la famosa PCI list. La Commissaria per l’energia Kadri Simpson aveva promesso agli eurodeputati nel 2020 che la nuova PCI list non avrebbe avuto alcun investimento fossile. E, invece, nel documento pubblicato dalla Commissione in novembre troviamo 20 progetti di gas fossile e, soprattutto, il nuovo faraonico progetto EastMed.

Sostenuto fortemente da Cipro e dalla Grecia, EastMed dovrebbe portare gas fossile dai siti offshore in Israele lungo un lunghissimo gasdotto marino, fino all’Italia e al continente europeo, per una lunghezza record di 1.900 km. Anche se un’opera il cui costo è annunciato per 5,2 miliardi, porterebbe solo 10.000 miliardi di m³ di gas all’anno, contro i 170 miliardi che importiamo dalla Russia.

Negli ultimi 12 anni, i governi che si sono succeduti in Grecia hanno tutti sostenuto l’utilità strategica di EastMed come un pilastro della strategia energetica e geopolitica del paese. Investigate Europe ha parlato con tre ex ministri dell’energia, membri del centrosinistra del PASOK, della sinistra di Syriza e dell’attuale partito di governo di destra di Nuova Democrazia. Tutti sono favorevoli al progetto e lo considerano cruciale: “La Grecia diventerà un hub per la produzione e il trasporto di gas naturale, aggiornando il nostro ruolo geopolitico nella regione”, ha spiegato l’ex ministro dell’energia socialista Yiannis Maniatis.

Nel gennaio 2020, Grecia e Cipro hanno firmato con Israele un accordo intergovernativo sul gasdotto. L’italiana Edison ha anche approvato un Memorandum of Understanding con la Israel Natural Gas Lines Company per collaborare alla costruzione degli impianti. Edison è legata alla società statale greca Depa con la joint venture Igi Poseidon. Il progetto ha anche il sostegno degli Stati Uniti, che lo vedono come una valida concorrenza contro la fornitura di gas naturale della Russia nel mercato europeo. 


Il metano è un gas serra più potente dell’anidride carbonica

Però, nonostante il clamore politico, crescono i dubbi sull’opera da vari fronti, anche quello industriale. L’estrazione e la combustione del gas emettono anidride carbonica e metano, i due gas serra più nocivi. Il metano è il più potente. Su un periodo di 20 anni, una molecola di metano è circa 90 volte più efficace nel riscaldare l’atmosfera di una molecola di anidride carbonica. 
Da gennaio del 2022, la Banca europea per gli investimenti (BEI) non finanzierà più progetti di gas naturale. Secondo un rapporto di Global Witness, se il gasdotto EastMed resterà in funzione fino al 2050, avrà generato più gas serra di quanti ne emettano Francia, Spagna e Italia messi insieme in un anno.

“EastMed è incompatibile con l’emergenza climatica”, dice Frida Kieninger, di Food and Water Europe. “Sarebbe il gasdotto più profondo mai posato sui fondali marini, con tutta la distruzione ambientale che ne consegue, collegandosi chiaramente a una regione piena di tensioni, con nuovi giacimenti di gas”.

Poi, non c’è bisogno di più gas. Secondo la società di consulenza Artelys, l’UE ha forniture sufficienti da Norvegia, Russia, Asia centrale e Nord Africa per coprire la domanda. Questo anche nell’ipotesi di uno shock di approvvigionamento in uno dei paesi di origine, dato che oggi consumiamo solo la metà del volume di gas fossile disponibile la domanda di gas dovrebbe diminuire nel tempo a favore delle rinnovabili e dell’idrogeno.

Dubbi sull’utilità di EastMed li aveva espressi anche il direttore della Commissione europea, Klaus-Dieter Borchardt, un mese prima di andare in pensione, in un’intervista esclusiva con Investigate Europe nell’ottobre 2020: “Se un progetto non ha visto alcuno sviluppo per tre, quattro anni, dovrebbe essere automaticamente tolto dalla lista. Sono lì solo perché i governi o i promotori lo vogliono, quindi non sono necessariamente legati alla sicurezza dell’approvvigionamento o agli aspetti della decarbonizzazione”. 


Ascolta il podcast sull’inchiesta L’Europa nella trappola del gas


Borchardt sostiene che EastMed sia uno di questi progetti: “Posso capire che ci sia molto gas nel Mar Mediterraneo, ma avrebbe più senso usare gli impianti regionali di gas liquido piuttosto che portare il gas naturale in un lungo gasdotto fino alla Grecia e poi nei nostri mercati”, ha detto.

Anche il mondo dell’industria storce il naso per un investimento così importante sul gas fossile, fuori dagli obiettivi del Green Deal. Charles Ellinas, ex presidente della Cyprus Hydrocarbons Company ha sottolineato che: “Anche a piena capacità, EastMed potrebbe coprire solo una piccola frazione delle importazioni di gas europee. Secondo me sarà molto difficile trovare miliardi di capitale privato per la costruzione di EastMed e rendere competitivo questo costoso gasdotto. Probabilmente non arriveremo mai a questo punto”.

Ma intanto occupa il suo posto tra i progetti prioritari della Commissione europea, lungamente negoziati con gli stati membri nelle segrete riunioni dei «gruppi regionali». E non è il solo. Insieme al progetto greco-cipriota ci sono altri 19 progetti di gas fossile. Tra questi anche il controverso gasdotto tra Malta e la Sicilia, in cui è coinvolto un uomo d’affari dell’energia, Jorgen Fenech, coinvolto nel processo per l’omicidio di Daphne Caruana Galizia. La famiglia della giornalista assassinata ha scritto una lettera per chiedere all’UE di ritirare il progetto Melita dalla lista dei progetti di interesse comune che potrebbero ricevere il finanziamento dell’UE dal fondo Connecting Europe Facility.

Il Parlamento europeo voterà la lista di progetti il prossimo 2 febbraio nel Comitato industria e in febbraio, durante la plenaria. Più di 100 organizzazioni da tutta Europa hanno scritto una lettera di protesta, chiedendo all’UE di adottare una lista PCI priva di progetti di gas naturale. Le organizzazioni hanno affermato che se tutti i progetti PCI di gas fossile proposti saranno costruiti, costeranno più di 30 miliardi di euro, soldi “che non saranno spesi per passare a un futuro pulito e giusto”.