Pesticidi, Frans Timmermans: “Non usiamo la guerra in Ucraina come alibi per tornare al passato”

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L’UE vuole ridurre l’uso di pesticidi del 50% entro il 2030 grazie alla sua ambiziosa strategia Farm to Fork (“Dalla fattoria alla forchetta”) presentata a Bruxelles il 22 giugno 2022. Il regolamento per l’uso sostenibile di pesticidi, pubblicato dopo un ritardo di tre mesi, è la prima legge vincolante europea che impone agli agricoltori di diminuire l’impiego di agenti chimici. Secondo molti, è un passo importante affrontare la complicità dell’UE nella crisi climatica globale. Ma gruppi del settore agroalimentare e diversi Stati membri si oppongono a regole più severe e molti hanno fatto pressione sui funzionari per annacquare le proposte di legge.

L’intervista ha avuto luogo il 21 giugno 2022, il giorno prima della presentazione del regolamento.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato il 22 giugno 2022 sul nostro media partner italiano Il Fatto Quotidiano.


“La situazione è molto difficile per la guerra in Ucraina che pone rischi enormi per la sicurezza alimentare in Africa e Medio Oriente”

Frans Timmermans, vicepresidente dell’esecutivo UE

Vice presidente Timmermans, domani la Commissione presenterà l’atteso regolamento sui pesticidi. È preoccupato per il clima che si respira?

Sì, lo sono. La situazione è molto difficile per la guerra in Ucraina che pone rischi enormi per la sicurezza alimentare in Africa e Medio Oriente. Ma usare questi problemi come alibi per non realizzare la Farm to Fork significherebbe uccidere la salute e la sopravvivenza a lungo termine della nostra agricoltura.

Era il momento giusto per fissare tagli obbligatori a pesticidi e fertilizzanti che cambieranno il modo di fare agricoltura?

La nostra prospettiva è il 2030, 2040, 2050, non domani, né l’anno prossimo. Se non difendiamo questa prospettiva ora, quale sarà il modello di business? Si potrà continuare con questo livello di uso dei pesticidi? Non possiamo rimandare. Il 70% dei suoli della Ue è oggi in condizioni malsane, l’80% di questi sono terreni agricoli o pascoli. Questi sono dati scientifici. Stiamo perdendo rapidamente gli impollinatori: è una minaccia per la nostra sicurezza alimentare a lungo termine più grande del conflitto in Ucraina, perché il 75% delle colture alimentari globali dipende da impollinatori animali.


“Io voglio aiutare gli agricoltori, ma li voglio aiutare in un modo che sia sostenibile”

Frans Timmermans

Perché sono necessari target obbligatori?

Perché abbiamo già provato con obiettivi non vincolanti e non ci hanno portato da nessuna parte. Gli obiettivi vincolanti danno certezza all’industria e al settore agricolo e i nostri cittadini ci stanno spingendo a farlo. Cresce la consapevolezza che l’ecocidio è una minaccia diretta.

La Commissione sta anche per autorizzare deroghe alle regole della Pac, come la coltivazione nelle aree ecologiche e la fine dell’obbligo di rotazione delle colture. È coerente?

Qualsiasi deroga e deviazione dalla politica a lungo termine dovrebbe riguardare solo le preoccupazioni e le emergenze immediate. Poi per me, personalmente, non ha senso usare le aree protette in Europa per pro durre più materie prime. Il problema è la logistica, il fatto che non è possibile portare grano e mais da Ucraina e Russia in Africa e Medio Oriente. È su questo che dobbiamo concentrare i nostri sforzi. Questo recente piano prevede di costruire silos per far partire il trasporto.

Da parte del settore agricolo c’è forte opposizione al regolamento sui pesticidi. Come affrontate queste preoccupazioni?

Il problema principale è come coinvolgere l’intera società nel dibattito. La politica agricola comune per 30-40 anni è stata vista come un affare di pochi eletti. Ora i cittadini si stanno svegliando come per la crisi climatica. Dobbiamo dimostrare alla comunità agricola che c’è profitto per loro. I giovani agricoltori lo capiscono davvero.

La nuova legge UE impone ai Paesi di ridurre l’uso di pesticidi del 50% entro il 2030. Immagine di: Alexia Barakou

Predicate bene, ma razzolate male: la Commissione spende poco per cambiare il modello agricolo tradizionale. Perché?

È come cercare di far cambiare rotta alla più grande petroliera del pianeta. Ci vuole tempo. L’unica cosa da fare subito è evitare di tornare alla vecchia rotta, anche se vi sono delle deroghe temporanee. Dobbiamo cambiare ma con gli agricoltori a bordo. Invece gli interessi acquisiti li stanno spaventando facendogli credere che quello che stiamo facendo costerà loro la vita. Sono convinto che se non facciamo ciò che proponiamo, tra 10, 15 anni il problema della biodiversità sarà così grave che l’agricoltura non sarà più sostenibile. Allora avremo una crisi alimentare in Europa.

La Danimarca ha tassato i pesticidi in base alla loro tossicità: è un modello da seguire?

Penso che sia un’idea interessante, ma dobbiamo considerare che la differenza tra Stati membri è tale che ciò che funziona in Danimarca non funziona necessariamente in Italia o Spagna. Quindi sono un po’ cauto, ma vale la pena di esplorare ogni buona idea.

La battaglia con i governi comincia ora. È pronto a combatterla?Sono certo che la maggior parte dei nostri cittadini ci sostiene. I leader politici europei sono cauti nell’affrontare questo dibattito perché sanno che è molto facile perdere elettori se si pensa che non aiutano gli agricoltori. Io voglio aiutare gli agricoltori, ma non solo per il domani: anche per i prossimi dieci e vent’anni. Per questo dobbiamo diventare sostenibili.