Come funziona l’ingegneria fiscale nel Lussemburgo

A man in sunglasses taking a bath in euro coins
Alexia Barakou

Si sceglie di stare nel Granducato di Lussemburgo, fondamentalmente, per ragioni fiscali. Il denaro arriva nell’UE dai paradisi fiscali senza particolari problemi e, dopo esser stato investito in nel settore immobiliare in tutta Europa, torna, moltiplicato nei territori a bassa tassazione.

Christoph Trautvetter, di German Tax Justice Network, ha di recente fatto uno studio sul ruolo del Lussemburgo nell’ingegneria fiscale e lo spiega così: “Gli inquilini di molte città europee, soprattutto quelle più grandi, stanno soffrendo per l’esplosione dei prezzi delle case e degli affitti. Il boom dei prezzi è parzialmente causato dal fatto che gli investitori professionisti dei mercati finanziari hanno scoperto che gli immobili ad uso abitativo sono un investimento redditizio. Molti di loro portano i profitti del mercato immobiliare europeo fuori dall’UE praticamente senza pagare tasse e per farlo spesso usano il pagamento di interessi all’interno di uno stesso gruppo di società, passando dal Lussemburgo”. 


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Come funziona l’ingegneria fiscale? In questo articolo ve lo spieghiamo in cinque passaggi, prendendo come esempio un progetto di Kronos, un gruppo che dichiara di aver gestito 100.000 unità immobiliari dalla sua nascita, nel 2014. La famiglia Perrodo, che ha fatto fortuna grazie al petrolio, è uno dei principali azionisti del gruppo. 

Step 1: L’attività

Kronos usa il Lussemburgo come base per gli investimenti immobiliari in Spagna e Portogallo.

Il Lussemburgo fa da porta d’ingresso per il denaro (usato nelle varie attività di Kronos) proveniente dai paradisi fiscali e gioca un ruolo fondamentale nella riduzione delle tasse sui profitti ottenuti.

Vediamo cosa è successo con il progetto H2O, 252 unità abitative – 372 box auto e 18 locali ad uso commerciale – nel porto di Badalona, un comune alla periferia di Barcellona.

Per far partire l’attività, viene creata una compagnia nel Lussemburgo con il nome di Barkeno Sàrl, che a sua volta è l’unica proprietaria di una sussidiaria spagnola, la Barkeno Developments SLU.

Il 68,04% del capitale della Barkeno Sàrl proviene dalla famiglia Perrodo (una delle famiglie più ricche della Francia, grazie alla compagnia petrolifera Perenco).

L’investimento dei Perrodo viene fatto arrivare da compagnie di loro proprietà alle Bahamas (spostate nel 2021 a Guernsey, un’isola del Canale della Manica con una bassa pressione fiscale).

Il resto delle quote della Barkeno Sàrl è in mano a compagnie con sede nelle Isole Vergini britanniche, a Jersey, a Guernsey e in Svizzera, di proprietà di partner in affari dei Perrodo.

Tutti questi territori sono paradisi fiscali o giurisdizioni con una bassa pressione fiscale.

Il progetto H2O viene inaugurato nel 2015 e quasi tutte le abitazioni, i box e i locali commerciali vengono consegnati agli acquirenti tra il 2020 e il 2021. Gli ultimi dovrebbero essere venduti entro il 2022. 

Step 2: Il viaggio del denaro dalle Bahamas alla Spagna

La Barkeno Sàrl viene fondata il 20 luglio 2015 nel Lussemburgo.

A dicembre 2015, la Barkeno Sàrl riceve 15,8 milioni di euro da una compagnia delle Bahamas chiamata Tchak Limited, di proprietà dei Perrodo.

Per ricevere questi soldi la Barkeno Sàrl usa un prodotto finanziario emesso in Lussemburgo: i Convertible Preferred Equity Certificates (CPECs).

I CPECs sono ampiamente usati per gli investimenti transfrontalieri perché, ai fini fiscali, vengono considerati come un debito per la compagnia lussemburghese che riceve il denaro e come capitale proprio per chi lo presta. Ciò significa che gli interessi pagati dalla compagnia lussemburghese sono detraibili e, al tempo stesso, chi riceve questo denaro in un altro Paese non deve dichiararlo come reddito finanziario.

Sempre a dicembre 2015, la Barkeno Sàrl presta 15,7 milioni di euro alla sua sussidiaria spagnola (Barkeno Developments SLU).

In poche parole, il denaro viaggia in pochi giorni dalle Bahamas alla Spagna con una fermata nel Lussemburgo.

Nei due anni successivi, la Barkeno Sàrl presta altri 3,3 milioni di euro alla sussidiaria spagnola, facendo sempre passare il denaro (prestiti dei Perrodo e dei loro soci) dal Lussemburgo.

Step 3: Prestiti a tassi d’interesse esorbitanti

La compagnia spagnola Barkeno Developments SLU riceve in totale 19 milioni di euro in prestiti dalla società madre lussemburghese.

All’epoca in cui sono concessi i prestiti (tra il 2015 e il 2017), il tasso d’interesse viene stabilito all’8%, una percentuale esorbitante. Il fatto che sia esagerata è confermato con un esempio della compagnia stessa: oltre ai 19 milioni di euro dal Lussemburgo, Barkeno Developments SLU chiede altri 8 milioni al Banco Sabadell, una delle principali istituzioni finanziarie in Spagna. Il tasso d’interesse per questo prestito viene inizialmente fissato al 3,08% nel 2015, per poi essere ridotto allo 2,5% due anni più tardi.


Il progetto H2O a Badalona in Spagna | Credit: Kronos

Praticamente Barkeno Developments SLU paga più di tre volte il valore degli interessi sul denaro ricevuto dai propri azionisti nel Lussemburgo rispetto al prestito chiesto al Banco Sabadell in Spagna.

Alle domande di Investigate Europe, una portavoce del gruppo Kronos ha difeso la correttezza delle transazioni in questo modo: “I tassi d’interesse sui prestiti all’interno del gruppo per strutture di Kronos sono soggetti ad analisi di transfer pricing che vengono aggiornate annualmente da esperti indipendenti seguendo le linee guida dell’OCSE. È importante sottolineare che interessi come questi non possono essere paragonati a quelli dei prestiti bancari dato che questi ultimi sono solitamente assicurati da un’ipoteca sul bene immobile. Al contrario, un investitore si assume un rischio più alto perché il suo debito è subordinato e insicuro quindi ne consegue che ne debba ricavare un profitto più alto”.  

Step 4: Meno reddito davanti al fisco

Perché una compagnia dovrebbe scegliere di pagare tre volte tanto rispetto al prezzo di mercato delle banche per il denaro che riceve dai suoi stessi azionisti? La risposta è semplice: per pagare meno tasse.

Già entro la fine del 2020, la Barkeno Developments SLU ha restituito alla società madre lussemburghese tutto il prestito ricevuto con in più 5,818 milioni di euro in interessi.

Se, al contrario, il prestito fosse stato accordato allo stesso tasso di Banco Sabadell, gli interessi da pagare a Barkeno Sàrl sarebbero ammontati a 1,995 milioni di euro.

Quindi ha pagato 3,823 milioni di euro in più rispetto a quanto avrebbe dovuto.

Dato che per la compagnia spagnola questo denaro è una spesa (costo finanziario), ai profitti della Barkeno Developments SLU sono stati dedotti 3,823 milioni. E visto che in Spagna le compagnie pagano il 25% di tasse sui profitti, grazie a questa manovra di ingegneria fiscale il gruppo Kronos ha evitato di pagare al Tesoro 955.876 euro di tasse.

Le norme fiscali internazionali stabiliscono che le operazioni all’interno di un gruppo (vale a dire tra compagnie controllate dagli stessi azionisti) debbano essere realizzate in linea con i prezzi di mercato (“conformi al principio di libera concorrenza”, in gergo giuridico). Gli interessi sui prestiti non erano all’8% tra il 2015 e il 2020, ci troviamo quindi di fronte a una violazione? L’ingegneria fiscale non è illegale a priori, talvolta gioca sul limite delle normative e spetta all’autorità fiscale di ogni Paese stabilire se la legge sia stata osservata o meno.

La portavoce di Kronos ha detto che l’obiettivo dei prestiti all’interno del gruppo non è di “avere costi aggiuntivi” per ridurre il carico fiscale e ha ribadito che il gruppo “è sottoposto a molti controlli, sia interni sia esterni (cioè il fisco); e tutta la nostra contabilità è regolare”.

Step 5: Il ritorno del denaro nei paradisi fiscali

Il denaro arrivato in Spagna nel 2015 tornerà ai paradisi fiscali da cui è arrivato dopo essersi moltiplicato e dopo esser stato tassato il meno possibile nel Paese in cui Kronos ha effettivamente svolto un’attività (la compagnia lussemburghese ha uno scopo finanziario puramente finanziario). Per tornarci può percorrere due strade.

La prima l’abbiamo appena vista: sotto forma di pagamento degli interessi sui prestiti ricevuti dalla società madre. In totale si tratta di circa 5,82 milioni di euro, di cui oltre 3,82 milioni possono essere considerati come profitto trasferito irregolarmente sotto forma di interessi.

La seconda strada sono i dividendi: tra il 2020 e il 2021, la compagnia spagnola ha versato alla Barkeno Sàrl 12,66 milioni di euro sotto forma di dividendi.

In totale sono stati trasferiti verso il Lussemburgo 16,48 milioni di euro di profitti per una singola operazione immobiliare.

Ma il Granducato non è la destinazione finale del denaro, perché il sistema che ha usato la Barkeno Developments SLU per trasferire i profitti alla Barkeno Sàrl in Lussemburgo è lo stesso che quest’ultima ha usato per trasferire il denaro alle compagnie offshore dei propri azionisti.

Innanzitutto, è stato trasferito sotto forma di interessi sui prestiti ricevuti: tra il 2015 e il 2021 la Barkeno Sàrl ha pagato alle compagnie degli azionisti più di 4,5 milioni di euro di interessi e costi finanziari (il denaro speso sui CPEC, su un prodotto finanziario molto simile chiamato PEC e sui prestiti diretti degli azionisti).

In seconda battuta, nel 2021 la Barkeno Sàrl ha pagato alle compagnie degli azionisti 13,258 milioni di euro in dividendi.

Vista di Guernsey dall’alto | Credit: Bob Embleton, CC BY-SA

Le compagnie che hanno ricevuto i pagamenti sono basate in paesi comunemente considerati dei paradisi fiscali, o comunque delle giurisdizioni con una bassa pressione fiscale. Nel caso dell’azionista di maggioranza della Barkeno Sàrl, la famiglia Perrodo, le sue compagnie ora hanno sede a Guernsey (prima alle Bahamas). Quello che succede nei paradisi fiscali quando gli investitori ricevono i soldi di solito è un segreto. Gli investitori dovrebbero dichiararlo nelle proprie dichiarazioni dei redditi (che sono obbligati a fare nel Paese di residenza) ma è difficile fare dei controlli poiché le giurisdizioni a bassa pressione fiscale sono poco trasparenti.

E quante tasse ha pagato la Barkeno Sàrl nel Lussemburgo? Secondo i bilanci annuali della compagnia, tra il 2017 e il 2021 ha pagato, in totale, poco più di 37.000 euro.

Per farla breve, il bilancio del progetto H2O può essere riassunto così: un investimento di poco più di 19 milioni di euro ha generato dividendi pari a 13,2 milioni di euro. O anche: gli investitori hanno ottenuto il 69% di utile sul capitale investito. E tutte queste cifre aumenteranno perché una piccola parte delle case di Badalona sono state vendute nel 2022 quindi è plausibile che la compagnia spagnola paghi i dividendi anche quest’anno. 

Il Lussemburgo e l’investimento fantasma

Le strutture per l’elusione fiscale nel Lussemburgo sono usate soprattutto dai ricchi. I prestiti all’interno di gruppi di società sono un metodo diffuso (anche se non l’unico) per trasferire i profitti del settore immobiliare verso luoghi in cui l’imposta sulle imprese è pari a zero. Nel suo studio, Christoph Trautvetter spiega che: “Usando strutture ibride e premettendo la completa anonimità, riescono a far pagare all’investitore finale (di solito molto ricco) meno tasse rispetto all’impiegato medio del suo paese di residenza, o addirittura a fargli evadere le tasse ed evitare i controlli completamente”.

Una pubblicazione del Fondo monetario internazionale intitolata “L’aumento degli investimenti fantasma” [in inglese: The Rise of Phantom Investments] sottolinea che “secondo le statistiche ufficiali, il Lussemburgo (un paese di 600.000 abitanti) ha tanti investimenti diretti all’estero (Foreign Direct Investment – FDI) quanti ne hanno gli Stati Uniti, e molti di più rispetto alla Cina. I 4 triliardi di dollari in FDI del Lussemburgo equivalgono a 6,6 milioni di dollari a persona. È difficile che investimenti diretti di questo calibro siano investimenti tradizionali della minuscola economia lussemburghese”

Gli autori spiegano che l’FDI “è spesso un fattore importante per l’autentica integrazione economica internazionale; stimola la crescita e la creazione di posti di lavoro, rafforza la produttività attraverso trasferimenti di capitali, conoscenze e tecnologia”. Allo stesso tempo, però, molti investimenti diretti all’estero “sono per loro stessa natura ‘fantasma’. Sono investimenti che passano attraverso società di facciata, chiamate società di progetto, che non contengono attività imprenditoriali reali”. Lo scopo, semmai, è di minimizzare le imposte dovute grazie all’ingegneria fiscale.

Lo studio aggiunge che: “Curiosamente, alcuni noti paradisi fiscali ospitano la maggior parte dei FDI mondiali. Il Lussemburgo e i Paesi Bassi ne hanno da soli quasi la metà, se poi si sommano quelli di Hong Kong, Isole Vergini britanniche, Bermuda, Singapore, Isole Cayman, Svizzera, Irlanda e Mauritius, si arriva a oltre l’85% di tutti gli investimenti fantasma.”

Gli investimenti possono anche essere fantasma, ma quelli che ci guadagnano non lo sono. Hanno nomi e cognomi, anche se questi non sono sempre noti. Talvolta, consultando il Registro dei titolari effettivi (che nel Lussemburgo era disponibile fino a una decisione della Corte di giustizia europea di chiuderlo al pubblico alla fine di novembre) alcuni di questi nomi possono essere scoperti. È così che Investigate Europe ha scoperto le compagnie di Kronos nel Lussemburgo ed è riuscita ad associarle alla famiglia Perrodo. 


La ricerca su Perenco è finanziata dal IJ4EU Investigation Support Scheme