Profitti, cure scarse, scandali: chi sono i signori delle RSA


Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 19 luglio 2021.

La pandemia, con il 46% dei morti nelle Rsa, ha acceso i riflettori su un settore che i governi hanno delegato ai privati. Il viaggio di Investigate-Europe tra le Rsa d’Europa mostra l’abbandono: poco personale, turni massacranti, contratti precari, la qualità della cura è spesso assente, i controlli rari e solo sulle carte. L’assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi (Lega), lo ha detto durante la pandemia: “Le Rsa sono soggetti terzi rispetto al servizio sanitario”. Per i privati l’assistenza ali anziani è l’“oro grigio”: ci saranno sempre più anziani, vivranno più a lungo, avranno bisogno di maggiori cure. In Italia, il Censis prevede che entro il 2050 ci saranno 8 milioni di ultraottantenni in più (oggi 4,5 milioni, record europeo).

Gli Stati Ue (dati Ocse) finanziano questa assistenza con 220 miliardi l’anno. Bruxelles stima che, in 50 anni, questa spesa raddoppierà dall’1,7% al 3,9% del Pil (in Italia è allo 0,58%). Il business è a prova di crisi, spiega Matthias Gruß, esperto di assistenza nel sindacato tedesco Verdi: “Il contribuente pagherà sempre”. In Italia i privati occupano il 26% del mercato (dati dell’Osservatorio Rsa), molto meno del 81% in Spagna, 76% nel Regno Unito, 43% in Germania. Ma è un mercato in crescita, stimato tra 14 e 24 miliardi. Tra i cinque giganti delle Rsa, quattro sono francesi: Korian, Orpea, DomusVi e Colisée gestiscono 2.700 strutture con 242mila posti letto. Il quinto è il britannico Hc One.

Orpea, leader in 14 Paesi, controlla 110mila posti. Il suo valore di Borsa (il Fondo pensione pubblico del Canada è il primo azionista) è passato in sei anni da 2,7 a 9,3 miliardi, ma il debito finanziario netto è al 200% del capitale. Pagare azionisti e creditori nel 2019 è costato 244 milioni. Come Korian, seconda società in Europa, non lesina dividendi. Per Orpea i dividendi sono saliti da 26,5 a 77,5 milioni in 9 anni.

Anche i fondi di private equity si sono buttati sul mercata: sono 30 in Europa e controllano 3 mila strutture. Nel Regno Unito controllano tre dei cinque maggiori gruppi di Rsa. Sono investitori anonimi con architetture fiscali che portano ai paradisi fiscali, come la francese Domus Vi, terza in Europa, con 354 centri in Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Irlanda: è stata acquistata nel 2014 dalla società francese di private equity Pai e venduta tre anni dopo al quadruplo alla britannica International Capital Group (Icg). DomusVi riporta perdite in tutta Europa. Il profitto è nascosto pagando interessi sui prestiti a una holding in Lussemburgo, sotto il cappello di Icg, con sede nel paradiso fiscale di Jersey (Regno Unito). E poi c’è la svedese Eqt della famiglia Wallenberg che ha comprato la francese Colisée, quarta in Ue. Arrivata in Italia a fine 2019, ha un ufficio a Milano con 15 addetti e si prepara a conquistare il mercato. “Sono modelli ad alto rischio”, spiega Jon Moulton di Better Capital, citando l’esempio di Southern Cross e Four Seasons, due società di Rsa finanziate dal private equity nel Regno Unito, fallite negli ultimi anni: “Il problema di fondo è che il finanziamento del private equity è carico di debiti.

La qualità della cura è scarsa. “È un’emergenza permanente”, dice un’infermiera in una Rsa Orpea a Minden, in Germania. “Le persone sono così sovraccariche che si scordano di somministrare le medicine. Il tasso di malattia è alto. Si consumano e a un certo punto non ce la fanno più. Dovrebbe essere vietato a queste aziende di acquistare istituzioni sociali”. Il Ceo di Orpea in Germania, Erik Hamann, promette che indagherà ma dice che i reclami sono solo cinque al mese, per 10.300 dipendenti A Kirchberg, in Austria, un rapporto del governo regionale denuncia la mancanza di personale nella Rsa di Orpea: “La vita dei residenti è a serio rischio”. La studiosa britannica Jane Lethbridge ha scritto nel 2019 su Orpea: “In Germania, Spagna e Italia, il gruppo spesso aggiunge al personale infermieristico personale amministrativo o di pulizia e altri per mascherare la carenza”. Domus Vi non è da meno: in Galizia, da quando ha rilevato una Rsa sono iniziati i licenziamenti. “Oggi non si nota se quattro persone sono assenti in un turno di 15 senza sostituti, siamo abituati – dice Sonja Jalda, ex Oss di Domus Vi -. In media risparmiano 40 centesimi l’ora, 60.000 euro l’anno per casa. DomusVi ne ha 32 in Spagna: 2 milioni di risparmi”.

Secondo Harry Fuchs, docente di amministrazione a Düsseldorf, le Rsa devono spendere il 70% per il personale. Secondo i rapporti annuali, Orpea, Korian e DomusVi pendono tra il 50 e il 55%. Remi Boyer, manager a Korian in Francia, spiega che sono al 58%. Hamann (Orpea) minimizza il valore di questo parametro. In Germania e Francia Orpea ha anche seri problemi sindacali. Nel 2013 è scivolata in una figuraccia per aver infiltrato tre attori nel sindacato Cgt per spiare gli impiegati. “Se sei un sindacalista, trasformano il tuo ambiente sociale in un deserto”, dice Philippe Galais, un attivista della Cgt. In Germania, Orpea ha iniziato processi contro delegati sindacali con pretesti vari. Dal quartier generale smentiscono.


Scopri gli altri articoli della nostra inchiesta originariamente pubblicata su Il Fatto Quotidiano: